Pacchetti di voti comprati direttamente dal clan. Un patto tra mafia e politica per inquinare le elezioni regionali del 2015. Corruzione elettorale: è l’accusa per Lucrezia Cicia, indagata a piede libero nell’ambito nell’inchiesta che questa mattina ha portato a dodici arresti in carcere, cinque ai domiciliari e due divieti di dimora. Cicia e Domenico Ventriglia, deceduto a maggio, avrebbero pagato 11.500 euro ad Alberto Russo e Antonio Benenati, per un pacchetto di voti per le elezioni regionali del 2015. Erano candidati con Forza Italia, ma non furono eletti. Cicia è la compagna di Carmine Antropoli, arrestato ieri per presunti legami con il clan dei Casalesi stretti in occasione delle elezioni comunali di Capua del 2016.
Soddisfatti o rimborsati era invece il patto che i due candidati alle elezioni regionali del 2015 in quota Ncd avrebbero stretto con il clan Belforte. Pasquale Corvino e Pasquale Carbone sono stati arrestati questa mattina perché avrebbero pagato somme dai 3.000 ai 7.000 euro per pacchetti di voti che sarebbero stati loro assicurati dalla cosca di Marcianise. Un accordo “serio” che prevedeva anche la formula rimborso: lì dove le preferenze sono risultate in numero inferiore a quelle pattuite hanno anche chiesto la restituzione di parte del denaro. "Se non escono i voti devi vedere! Ti togliamo la macchina da sotto" dice Agostino Capone, fratello del boss Giovanni Capone, ad un elettore costretto a votare Corvino. E ancora: "li vado a prendere, li porto a votare fino a dentro. Con il telefono in mano faccio la foto, devo vedere suo telefono se no non hanno niente", dice Capone riferendosi agli elettori cui erano stati promessi dei regali in cambio del voto a Corvino.
Sempre Capone racconta alla moglie di aver minacciato anche il presidente di un seggio dove aveva accompagnato un anziano a votare Corvino, quasi fin dentro la cabina. "Non mi ha detto proprio niente perché io lo stavo menando là dentro". I due politici sono finiti agli arresti questa mattina insieme ad altre 15 persone, accusate a vario titolo scambio elettorale politico-mafioso, ma anche di minacce e spaccio di droga. Nonché di pressioni per le affissioni elettorali. In carcere sono finiti Giovanni e Agostino Capone, Antimo Italiano, Antonio Merola, Vincenzo Rea, Antonio Zarrillo, Mario De Luca, Roberto Novelli, Rosario Palmieri, Modestino Santoro, Clemente Vergone e Giovanni Gualtieri. Ai domiciliari Pasquale Carbone, Maria Grazia Semonella, Salvatore Vecchiarello e Alberto Russo. Divieto di dimora per Silvana D'Addio e Ferruccio Coppola.