Una spedizione di morte per punire un uomo colpevole solo di avere difeso la figlia ventenne. Hanno bloccato Maurizio Cerrato in quattro. Immobilizzato davanti allo sguardo atterrito della figlia. Poi hanno sferrato il colpo al petto con un coltello che avevano portato per ferirlo a morte.
Giorgio Scaramella era andato a chiamare aiuto per quella assurda vendetta. Era tornato dopo un po' di tempo con il fratello Domenico, il cugino Antonio Cirillo e il genero Antonio Venditto. In quattro per vendicarsi di una sedia spostata per parcheggiare, dove la legge della strada riteneva non si dovesse a Torre Annunziata.
Ora i quattro sono in cella, da questa mattina, per l'omicidio del sessantunenne. Alcune ore prima di quel delitto, la figlia aveva parcheggiato la propria auto, occupando uno spazio arbitrariamente riservato dalla famiglia di uno dei fermati con una sedia, che la ragazza aveva spostato per fare posto alla propria auto. Un gesto che andava punito e infatti per ritorsione, le era stata forata una ruota.
Al ritorno dal lavoro, la ragazza si era resa conto del dispetto e aveva collocato la sedia sul tetto dell'autovettura della famiglia.
Secondo quanto emerso dalle indagini, tale circostanza aveva dato origine ad una prima aggressione, da parte di Giorgio Scaramella. L'uomo si era avventato contro il padre della ragazza, intervenuto sul posto per aiutare quest'ultima a sostituire la ruota bucata, colpendolo violentemente al volto con il crick della macchina, ferendolo.
Nel corso di questa prima aggressione, la vittima, nel tentativo di difendersi, aveva rotto gli occhiali del proprio aggressore, ma poi si era offerto di ricomprarglieli.
Successivamente, dopo essersi in un primo momento allontanato dal posto, Giorgio Scaramella era ritornato con il resto del branco. A quel punto era avvenuto il peggio. L'uomo, portato in ospedale dalla figlia, era arrivato già morto.
I quattro fuggendo si sono liberati del coltello e hanno provato a togliere le tracce di sangue dai vestiti ritrovati dagli inquirenti nella lavatrice. Uno di loro ha provato anche a crearsi un falso alibi. Intralci ad un'inchiesta che da lunedì sera si è chiusa questa mattina anche per la reticenza e i silenzi di testimoni che hanno negato di avere visto e sentito.
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