Uccisero un ragazzo che fuggiva per una lite tra gruppi avversari legati ai clan dei Monti Lattari. Il giorno della verità per l’omicidio che ha sconvolto Gragnano. Domani, presso la corte d’Assise di Napoli, ci sarà la sentenza nel processo sull’omicidio di Nicholas Di Martino e del ferimento di suo cugino Carlo Langellotti.
Alla sbarra Ciro Di Lauro e Maurizio Apicella, che rischiano l’ergastolo per aver scatenato la notte di sangue e violenza, poco più di due anni fa. Nicholas, che aveva appena 17 anni, venne accoltellato a morte una singola volta, la notte del 25 maggio 2020, con una lama lunga 9 centimetri. A sferrare il colpo, secondo gli inquirenti, fu Maurizio Apicella. Carlo Langellotti, cugino venne colpito per primo, sei volte.
Secondo gli inquirenti, si trattò di un’aggressione inquadrata nella logica della spartizione dei territori.
Nicholas era “colpevole” di aver sconfinato e doveva essere punito. Una dinamica già illustrata con precisione quando in aula è stato visionato il filmato dell’aggressione ai danni del 17enne e di suo cugino.
Ben diversa la tesi percorsa dal collegio difensivo, composto dagli avvocati Carlo Taormina, Giuliano Sorrentino e Francesco Romano. Apicella e Di Lauro non volevano uccidere. La morte di Nicholas sarebbe il frutto di una “disgrazia imprevedibile”. Una disgrazia che però domani conoscerà il primo verdetto, per una notte che Gragnano non dimenticherà.