Opere d’arte rubate in costiera amalfitana che finivano nel centro antico di Castellammare. E’ a via Viviani che gli inquirenti hanno cercato gli oggetti preziosi rubati nelle case dei vip e nelle chiese tra Ravello e Vietri. E’ stata perquisita all’alba di ieri la casa di Catello Russo, accusato insieme al fratello Antonino, di fare parte di una banda di ladri finita agli arresti domiciliari a chiusura di un’inchiesta della Procura di Salerno. Il ruolo dell’operaio della Fincantieri, in cassa integrazione, e del fratello trasferitosi a Sorrento, era quello di collocare le opere nel mercato illegale dei dipinti e gioielli del patrimonio artistico trafugati dagli altri cinque. I due fratelli di Castellammare, di 52 e 54 anni, avrebbero avuto il compito di rivendere la refurtiva di una serie di colpi messi a segno tra il 2015 e il 2016. Ad incastrarli direttamente gli inquirenti che, nel marzo del 2016 trovarono nella loro auto un’antica statua della Madonna Addolorata fatta sparire dalla sagrestia di una chiesa di Vietri. Una scoperta fatta dopo avere seguito i ladri d’arte monitorati da mesi dai carabinieri di Salerno. A cominciare dai due capi di Salerno Antonio Castaldo e Vincenzo Apicella, che con Giovanni Castaldo sono ritenuti gli autori dei furti. Mentre con i due fratelli stabiesi avrebbe avuto un ruolo nella ricettazione anche Giovanni Iacono. Obbligo di dimora, invece, per Michele Salvatore che avrebbe partecipato ad uno dei due piani della banda andati male. Fondamentali anche le intercettazioni delle telefonate che i sette uomini dell’organizzazione si scambiavano. Da lì anche l’incredibile rivelazione di un bassorilievo di Renato Guttuso, del valore di 700 mila euro, rivenduto ad un cliente a soli 140 euro. Dimostrazione dell’assoluta inesperienza della banda sul reale valore di mercato delle opere trafugate. E su questo versante che gli inquirenti continuano ad indagare nel tentativo di restituire il quadro al proprietario della villa di Ravello da cui fu fatto sparire nel dicembre del 2015. Da ricostruire quindi il viaggio illegale che l’opera dell’importante pittore avrebbe fatto prima di finire nelle mani del fortunato cliente arrivato a spendere una cifra ridicola come si trattasse di un falso e non di un vero Guttuso.