Era stato trasferito in quel reparto per essere curato e tenuto sotto osservazione. Ma nessuno è riuscito ad impedire che accadesse il peggio. E’ stato trovato nel bagno della sua cella Enzo Guerriero, in fin di vita. Per portare a termine il suo piano ha usato il laccio della tuta stringendoselo attorno al collo. Due giorni dopo la morte del ras dei D’Alessandro, che si è tolto la vita nel carcere di Benevento mercoledì, interviene sul caso dello stabiese che avrebbe dovuto scontare l’ergastolo per l’omicidio di Pietro Scelzo, il garante dei detenuti Samuele Ciambriello. "Ieri un giovane di 38 anni ristretto nel carcere di Benevento nel reparto dell'articolazione psichiatrica, si è suicidato. Oggi un cinquantenne ristretto nel carcere di Fuorni è morto sull'autobus che lo conduceva ad un processo. Sono davvero rattristato per questi due episodi, a maggior ragione proprio perché appena ieri avevo segnalato la situazione preoccupante della salute mentale in carcere". A questo punto Ciambriello aggiunge: "Nel rispetto dei limiti della mia azione e delle prerogative della magistratura intendo approfondire le dinamiche di queste due morti e impedire che simili episodi debbano ripetersi. Quello che posso dire sin da ora che è necessario e urgente rafforzare li servizi di salute mentale e potenziare il lavoro di equipe multidisciplinare".
"Dobbiamo lavorare tutti affinché le articolazioni psichiatriche non diventino dei mini-Opg - aggiunge Ciambriello -. "Ricordo a me stesso innanzitutto - conclude Ciambriello - che circa la metà della popolazione penitenziaria soffre di un disagio psichico. È un tema che va affrontato subito. Questi dati ci impongono di individuare con rapidità le modalità più idonee per far sì che i numero di suicidi, ma anche quello di episodi di autolesionismo, decresca significativamente". Guerriero era in carcere da 11 anni ed era stato condannato al carcere a vita. In passato aveva manifestato problemi psichici per i quali era stati trasferito in carceri protetti. L’ultimo appunto a Benevento, per avvicinarsi a casa. Ma durante gli ultimi colloqui con la famiglia appariva tranquillo. Riferisce il quotidiano Metropolis che proprio lunedì aveva addirittura parlato con i parenti del Natale, poi due giorni dopo il tragico gesto. Ad accorgersene le guardie carcerarie che nel giro di controllo non l’hanno trovato nel letto. L’uomo infatti era in fin di vita nel bagno. Il ras era stato condannato al carcere a vita perché ritenuto il mandante dell’omicidio di Scelzo nel 2006. Per oggi il magistrato ha disposto l’autopsia. Dall’esame la verità sulla morte dell’uomo affiliato alla cosca di Scanzano.