E’ rimasto legato con una catena alla vecchia azienda della Multiservizi. Una protesta forte per un uomo che da poco ha subito un trapianto. Ma Antonio D’Apice di quel lavoro da operatore ecologico ha bisogno per vivere, così come per vivere l’ha perduto tre mesi fa. E perciò è rimasto lì fermo ad aspettare, mentre i suoi ex colleghi manifestavano al suo fianco finché non ha ricevuto la notizia che la settimana prossima avrà un incontro con i responsabili della ditta che l’hanno licenziato. E’ stata la Buttol srl, l’impresa che ancora per poco gestisce la raccolta della spazzatura a Castellammare, a licenziarlo. La lettera che lo informava del licenziamento gli è arrivata a marzo, poche righe per comunicargli che aveva superato il periodo che gli è concesso dalla legge per malattia e quindi perdeva il suo posto di lavoro. Ma la storia di Antonio, 51 anni, tra i primi dipendenti della ex Multiservizi, non ha niente a che vedere con quella dei fannulloni di cui oggi si discute. Lui è stato sottoposto ad un trapianto di tipo sperimentale per potersi salvare da una leucemia di cui ha scoperto l’esistenza nel 2013. Da lì è cominciata la terapia prima le chemio, poi il trapianto di midollo. Antonio si curava e la Multiservizi, società partecipata del comune falliva finendo nel pozzo dei debiti accumulati e anche al centro di un’inchiesta penale che ha travolto gli ex vertici della società. Presentando i certificati medici che dimostravano la sua situazione di salute l’operatore ecologico è riuscito a salvare il suo posto come gli altri ex dipendenti di Multiservizi, essendo stato trasferito nell’organico delle imprese che vincevano l’appalto a Castellammare. Poi a marzo la sopresa, Antonio D’Apice dovrebbe stare ancora in convalescenza secondo gli specialisti che lo seguono, ma per la Buttol l’attesa è finita tre mesi fa. Ora il suo avvenire è legato all’incontro della prossima settimana, il suo calvario non è finito.