E' di quelle che fanno tremare l'accusa mossa dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere nei confronti del Vescovo della Diocesi di Alife-Caiazzo: circonvenzione di incapace.
Il prelato Valentino Di Cerbo, è finito sott'accusa insieme a due coniugi, la 56enne Rosa Cristina D'Abrosca, ed il 58enne Giovanni Fevola. La vittima, secondo quanto riferito oggi da organi di stampa e alcuni siti, è un sacerdote deceduto qualche mese fa, don Peppino Leone, dal quale, sempre secondo l'accusa, Monsignor Di Cerbo e la donna, che era perpetua del prete defunto, si sarebbero fatti consegnare una somma di circa 900mila euro approfittando del presunto stato di minorità psichica della vittima.
Nei giorni scorsi i carabinieri di Piedimonte Matese hanno notificato agli indagati i decreti di sequestro di parte delle somme contestate che sarebbero transitate dai conti di Leone a quelli del Vescovo Di Cerbo e dei coniugi.
In una lunga nota l'alto prelato spiega che "l'accusa è da ritenersi del tutto infondata", giacchè il sacerdote all'epoca dei fatti era nelle piene facoltà di intendere e di volere ed era sua manifesta volontà quella di destinare alla Diocesi di Alife-Caiazzo la somma di 588.636,30 euro.
Il Vescovo, in quanto legale rappresentante, è stato il "necessario tramite" del passaggio della predetta somma tra il sacerdote e la Diocesi, che resta la destinataria ultima dell'intera somma tenuto conto che il sacerdote non aveva eredi, è stato ospitato per 70 anni in Seminario, che riteneva la "sua casa" e la "sua famiglia"''.
Nel comunicato si chiarisce, inoltre, che la somma, affidata da don Peppino Leone al Vescovo, è stata di già interamente utilizzata a fini istituzionali e pastorali della Diocesi, come è stato ampiamente documentato e certificato in Procura.
Nei prossimi giorni gli Uffici di Curia ne daranno diffusione, aggiungendo anche che l'approfondita indagine della Procura sui conti personali del Vescovo non ha riscontrato alcun trasferimento o movimentazione finanziaria diretta, inerente la predetta somma, né in Italia né all'estero.
Le uniche somme personali del vescovo, rinvenute nelle indagini, ammontano a euro 17.567,34, più un buono postale del valore di
2.500 euro.