In coma per più di una settimana. Salvata da un intervento chirurgico. Ilaria e' stata colpita da una reazione autoimmune a un teratoma ovarico. Operata da un equipe di medici al Cardarelli, si risveglia. Il 18 settembre è tornata nella sua casa di Scafati, dimessa da quell'ospedale i cui medici le hanno ridato la vita. E’ il risultato di una complesso intervento su una ragazza di 18 anni di Scafati nell’ospedale Cardarelli di Napoli. “Mia figlia è stata letteralmente strappata alla morte, non potrò mai ringraziare abbastanza i medici che l’hanno curata e gli infermieri che si sono presi cura di lei». Il racconto di giorni di angoscia è della mamma Rosaria che emozionata vuole si sappia cosa i medici del Cardarelli hanno fatto per la figlia diciottenne.
La giovane vita strappata alla morte è quella di Ilaria ha visto peggiorare le sue condizioni da un giorno all'altro: prima la perdita di lucidità, poi la difficoltà a camminare e infine il coma. Solo dopo essere arrivata al Cardarelli la diagnosi definitiva, molto complessa vista l’apparente mancanza di una causa. Poco dopo un intervento coraggioso, realizzato con la paziente in coma, ma capace di restituirla ai suoi affetti e ai progetti per il futuro. Gli “angeli” dei quali parla mamma Rosaria sono quelli dell’équipe multidisciplinare che si è occupata del caso e composta dai primari Ciro Florio, reparto di Neurologia e Claudio Santangelo che dirige il reparto di Ginecologia, dalla ginecologa Simona Sorrentino, dalla neurologa Giorgia Maniscalco e dall’anestesista Maria Loreto. Ma più in generale il pensiero della famiglia va a tutto il personale dell’Azienda Ospedaliera che per quasi un mese ha tenuto il fiato sospeso e ha fatto il tifo per Ilaria.
«Fino a quando non siamo arrivate al Cardarelli – racconta mamma Rosaria – per mia figlia non c’è stata una diagnosi definitiva. I medici di Nocera hanno dovuto escludere prima altre cause, si è pensato in primis ad un disturbo della personalità, poi a una meningite. Mia figlia però continuava a peggiorare, alla fine è stato necessario il trasferimento a Napoli».
Così, il 20 agosto Ilaria viene ricoverata nel reparto di Neurologia diretto da Ciro Florio. Dagli esami già svolti e da nuovi accertamenti si fa strada tra i medici la convinzione che si possa trattare di un teratoma ovarico. «Un tumore benigno – spiega Claudio Santangelo, chirurgo che ha poi eseguito l’intervento – a struttura complessa caratterizzato dalla presenza di più tessuti nei quali può essere ravvisata una differenziazione organoide più o meno evoluta. Ad esempio abbozzi di ossa, ghiandole surrenali, denti o strutture nervose e così via». Semplificando, la conseguenza è stata che il sistema immunitario di Ilaria ha iniziato a combattere il tumore, ma anche cellule sane del tessuto cerebrale.
Per Ilaria una diagnosi molto complessa, avvalorata dalla presenza di quelli che in gergo medico vengo-no definiti “anticorpi anti MNDA”. «Gli esami svolti nell’ospedale di provenienza – dice Ciro Florio – ci hanno fornito un’indizio importante per la definizione del caso. La ragazza aveva evidentemente quella che si definisce un’encefalite limbica. Una condizione nella quale gli anticorpi prodotti dal proprio sistema immunitario attaccano i recettori NMDA che si trovano nel cervello». Di qui la decisione di procedere con una terapia a base di immunoglobuline, che tuttavia non produce i miglioramenti sperati. Coraggiosa ma necessaria la scelta di procedere con l’intervento, anche in considerazioni delle delicate e ormai molto compromesse condizioni della giovane donna.
Il 28 agosto la decisione: si deve intervenire. L’intervento è lungo e complesso, ma si chiude con favore. L’abilità del chirurgo consente di procedere in laparoscopica e nei giorni successivi avviene quello che alla famiglia sembra un miracolo, Ilaria si sveglia dal coma e migliora sempre più. «Dopo averla vista in coma pensavo non ci fosse più speranza – dice mamma Rosaria – invece i medici l’hanno fatta nascere una seconda volta. La professionalità e l’amore che ho trovato al Cardarelli è qualcosa di indescrivibile, qualcosa di cui tutti noi campani dovremmo essere fieri. Mia figlia era una paziente qualunque, l’hanno trattata come una regina». E tra poco Ilaria festeggerà i suoi 19 anni con la famiglia e gli amici, grazie a quei medici che la mamma chiama "angeli".
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