In rianimazione da cinque giorni, Rosa non riesce a svegliarsi. In coma farmacologico indotto dai medici del Cotugno che provano a salvarla da una meningite con complicazioni polmonari, senza questo sonno aritificiale la ragazza di Castellammare rischia troppo. Non riesce a respirare. Inutile il tentativo fatto ieri, durato pochi minuti. Per la famiglia la sua situazione disperata è stata provocata dal tempo perso all’ospedale San Leonardo. I parenti della donna di trentasettenne anni, trasferita a Napoli il sette dicembre, hanno denunciato il reparto di medicina d’urgenza stabiese per avere sbagliato la diagnosi e perso troppo tempo nell’individuare la cura per la giovane. Arrivata in pronto soccorso il sei, per i medici stabiesi avrebbe avuto un’ischemia. A scoprire la verità sono stati, invece, secondo il padre che ha denunciato l’intera vicenda ai carabinieri, agli ordini del maggiore Donato Pontassuglia, i medici dell’ospedale napoletano. La donna è stata colpita, in realtà da meningite. Del resto mentre era al San Leonardo la famiglia ha dovuto farsi carico del trasporto in una struttura privata per poterle fare una risonanza magnetica da cui è emersa la patologia che l’ha ridotta così. Un’odissea che Rosa avrebbe pagato a caro prezzo. In queste ore sulla famiglia un’altra doccia gelata. La storia sta per ripetersi. Alla giovane paziente serve un’altra risonanza per capire l’evolvere della sua situazione e, come in un film che ricomincia, deve di nuovo lasciare l’ospedale per andare in una struttura privata. Dal Cotugno, nonostante sia in coma e intubata, è previsto il trasferimento in un centro privato a Marano. Nel frattempo gli inquirenti hanno inviato la documentazione sul caso al pm della Procura di Torre Annunziata che dovrà decidere se ci sono elementi per procedere nei confronti dei medici dell’ospedale stabiese. Intanto a Castellammare sono in tanti ad aspettare che lei possa svegliarsi e tornare a ridere senza quella macchina che adesso l’aiuta a respirare.