Maurizio Sarri, attuale tecnico del Napoli, è entrato nel cuore non solo dei tifosi azzurri ma di tutti gli appassionati di calcio a qualsiasi latitudine per l’abitudine al lavoro, l’abnegazione tattica, la valorizzazione dei calciatori ed anche per la sua umiltà.
Emblema di quest’ultima fu quando alla guida dell’Empoli, dopo una sconfitta contro la Roma all’Olimpico, Sarri venne stuzzicato da un giornalista nel post gara. Alla domanda di un collega della Rai sul fatto se fosse amareggiato o meno che Garcia guadagnasse 10 volte più di lui, il tecnico ex Empoli rispose così: “Non scherziamo veramente. Sono figlio di operai, ciò che percepisco basta e avanza. Mi pagano per fare una cosa che avrei fatto la sera, dopo il lavoro e gratis. Sono fortunato”.
Una frase che ha lasciato il segno, destando dal divano gli assopiti da un calcio stereotipato, ormai tutto business e fatturati, fatto di allenatori in giacca e cravatta e calciatori come star di Hollywood più preoccupati delle loro acconciature che delle loro prestazioni. Sarri assume un aura salvifica per uno sport ormai in declino. Un allenatore vecchio stile, in tuta, blocchetto per gli appunti, campo e pallone con la sola passione a trainare il carro del calcio, salvo qualche piccolo aiuto tecnologico che lo rendesse più “normale” per il calcio del nuovo millennio (drone).
Da Empoli a Napoli non cambia il suo atteggiamento, Sarri arriva in punta di piedi dalla provincia, facendosi bastare un contratto da 750.000 € netti a stagione più bonus per una sola stagione, con diritto di rinnovo da parte del Napoli. Sicuramente un in progress visto l’ingaggio di 250.000 € che percepiva ad Empoli, ma molto distante da quello di un top coach.
Un Top Coach Sarri lo è diventato a tutti gli effetti, curando il Napoli dalle ferite riportate la scorsa stagione e cementando lo spogliatoio. I suoi meriti sono talmente palesi che è assolutamente inutile elencarli, il campo ha sancito la nascita di un grande allenatore che, qualora il Napoli non dovesse esercitare l’opzione di rinnovo entro il 30 aprile, di sicuro troverebbe strade spianate per la sua carriera comunque vada a finire la stagione azzurra.
Ma dove è finito l’allenatore di provincia che si accontentava di uno stipendio quasi da Serie B? La consapevolezza di essere diventato appetibile, lo ha portato a perdere quell’aria umile ed ora il suo entourage ne reclama un ritocco verso l’alto in caso di rinnovo, ma non alle cifre previste dal “pre-contratto” ma cifre che siano riconducibili ad un top coach, compresa l’annosa questione dei diritti d’immagine che Sarri sembra non digerire.
Trovarsi 12° nella classifica degli allenatori più pagati, dopo i vari Colantuono e Iachini, deve essere pesante per il tecnico campione d’inverno ed attuale seconda forza del campionato. E’ doveroso che Sarri reclami il giusto corrispettivo per il suo lavoro, che ha dato e darà certamente risultati eccellenti, anche perché il Spagna ed Inghilterra si parla insistentemente di lui ed il suo nome è presente nelle liste di molti direttori sportiivi.
La chiamata di Sarri è a denari ma De Laurentiis, che non è propriamente un presidente che si lascia strozzare, cosa farà? Risponderà a denari o a mazze?