“Sono figlio di operai, ciò che percepisco basta ed avanza. Mi pagano per fare una cosa che avrei fatto la sera, dopo il lavoro e gratis. Sono fortunato.” … Maurizio Sarri.
Frase forte, ad effetto, di quelle che ti fanno capire che nel calcio c’è ancora spazio per la poesia e per i sentimenti. Di quelle che ti fanno credere che lo sterco del diavolo, anche oggi che tutto comanda, può essere messo da parte in nome di Eupalla, la dea del calcio di Breriana memoria, che muove i cuori prima dei piedi, o in questo caso delle lavagne tattiche.
“Nel prossimo contratto voglio arricchirmi” … Maurizio Sarri, e tanti cari saluti ai sentimenti, ad Eupalla ed agli amici di Sarrismo – Gioia e rivoluzione che l’hanno eletto a capo di un concetto filo comunista di gioco di calcio e di vita, basandosi sulle sue preferenze letterarie e proprio su quella dichiarazione che al suo arrivo a Napoli aveva fatto breccia nel cuore popolare dei Napoletani.
Sarri non è un capo popolo, non è un Masaniello, non è un Che Guevara. E’ un sublime maestro di calcio, un grande allenatore che tanto sta dando al Napoli, ma non è un idolo e mai lo sarà perché non è capace di toccare le corde dell’anima, al di là delle dichiarazioni di amore che spesso ha fatto in quanto “tifoso del Napoli da bambino”. Quel tosco-napoletano sta già cambiando agli occhi dei napoletani, perché basta poco per passare dall’apoteosi alla damnatio memoriae (Higuain insegna). Poco come la dichiarazione che segue …
“Ho detto che voglio guadagnare di più, ma non ho detto che deve succedere necessariamente a Napoli” … Maurizio Sarri.
Delusioni su delusioni, mettere il denaro avanti alla passione, in una scala di priorità ora che posizione occupa il Napoli per lui? Non è più un sogno dunque, il sogno è guadagnare quanto più possibile dalla sua carriera anche a patto di tradire la fiducia della gente.
Come un mercenario, nulla di più. Non c’è nessun amore e nessuna progettualità, c’è solo la voglia di vendersi al migliore offerente.
Pecunia non olet. Neanche per chi aveva fatto credere che il calcio fosse ancora poesia.