GIOVEDÌ 19 SETTEMBRE 2024




L'intervista

Sant’Antonio Abate, il poliedrico Pasquale D’Aniello alla Biennale Europea

Dai primi passi all’incontro con Alberto Angela, dalle mostre locali a quelle internazionali, l’artista abatese si racconta.

di Rosa Abagnale
Sant’Antonio Abate, il poliedrico Pasquale D’Aniello alla Biennale Europea

Nonostante conti già ben altre due partecipazioni ad esposizioni internazionali, Pasquale D’Aniello dà l’annuncio di quest’ennesimo traguardo con gran commozione sul suo profilo Facebook, dedicando quest’ulteriore presenza in un parterre artistico prestigioso al suo papà Francesco Natale “Poiché ancora con il proprio esempio ci mostra la giusta via... E come affrontarla.... Sempre a viso alto.... E senza timore...”.

La Biennale Europea è una delle più prestigiose mostre internazionali itineranti. Parigi, Madrid, Londra, Venezia sono solo alcune delle città che l’esposizione toccherà. In questo contesto internazionale organizzato dalle più importanti gallerie d’Europa, D’Aniello esporrà due sculture ed una tela appartenenti al gruppo di opere “Tracce”, ispirate al racconto delle vicende storiche che hanno caratterizzato il secolo scorso, ed espressioni dell’uomo che da quelle esperienze è stato plasmato. Il dipinto rappresenta le connessioni spazio temporali odierne anche esse, a loro volta, tracce di quanto è stato e quanto sarà.

Ma chi è Pasquale D’Aniello?

Classe ’80, muove i primi passi nel mondo dell’arte già a partire dagli anni ’90 e lo fa sperimentandone diverse forme. Poesia, musica, scrittura…estemporanee di pittura nel corso di eventi musicali. Ma ciò che ha contribuito, più di tutto, a caratterizzare la sua espressione artistica sono i rapporti umani, gli incontri che egli stesso definisce fondamentali per la propria formazione.

Lo raggiungo telefonicamente e quando gli chiedo dei suoi percorsi formativi, a testimonianza del fatto che quanto più l’artista è espressione d’umiltà tanto più la sua arte diviene superba, con molta serenità mi dice “non ho mai amato identificarmi nei titoli, preferisco raccontarmi”.

Ed io, gliel’ho lasciato fare.

La forte passione per l’arte accompagna la mia esistenza da sempre. Ho cercato continuamente il confronto con chi potesse fornirmi stimoli di crescita sperimentando diverse forme d’arte. La ricerca di un linguaggio che potesse definire la contemporaneità, condivisa con lo storico compagno di viaggio Pasquale Galasso, mi ha iniziato alla scrittura. La fondazione del gruppo musicale “Co2” con Marco Rispo, mi ha appassionato alla musica e l’incontro col grande artista conterraneo Tony Afeltra mi ha spronato ad esprimermi liberamente attraverso il segno ed il disegno.

 

 

Allora, pronto per approdare al Carrousel de Louvre?

Qualcuno mi dice che ormai dovrei esserci abituato un pochino ed invece è sempre una grande emozione poter esporre le mie opere tra quelle di tanti grandi artisti internazionali.

 

Quanto del tuo genio artistico è ispirato al tuo territorio?

Molto... E non solo. La diversità dei miei genitori, sommata allo spazio, al territorio ed alla vicinanza del Vesuvio. Anche dal nostro castello, per assurdo!

 

Leggendo la tua biografia si evince che hai trascorso la tua vita a sperimentare e sperimentarti nelle più disparate forme d'arte. Oggi in che espressione artistica ti identifichi di più?

Una gran bella domanda! Non mi sono dato mai un limite espressivo. Ma la scultura, tra tutte, è quella che preferisco.

Ricordi un’esperienza artistica particolarmente emozionante?

Da questo punto di vista mi ritengo fortunato perché ne ho vissute davvero tante. Il periodo più intenso è sicuramente quello che ha seguito la mia specializzazione in materie chimiche, qualifica che mi ha permesso di lavorare in tanti cantieri archeologici. Tra quelli che ricordo con maggior orgoglio c’è lo scavo effettuato nel cantiere della metropolitana di Piazza Municipio, a Napoli. Qui, assieme ad altri colleghi, riuscimmo a riportare alla luce due navi romane di 2500 anni. Quello scavo non fu un semplice lavoro archeologico fu una vera e propria sfida ingegneristica. Pensa, recuperare imbarcazioni di legno sepolte da ben 2500 anni che al minimo tocco si polverizzavano! Ricordo che assieme all’Ingegnere Sarpi e sotto il coordinamento dei nostri superiori creammo un vero e proprio guscio che ci permise di spostare le imbarcazioni, in totale sicurezza, negli edifici preposti allo stoccaggio ed alla rigenerazione del legno in totale sicurezza. Riuscimmo a recuperarle grazie all’utilizzo di liquidi speciali.

Fu in questa occasione che incontrasti Alberto Angela?

Indimenticabile la visita di Alberto Angela al cantiere. Unico. Ci si incanta a vederlo lavorare. E’ una persona a cui piace sporcarsi le mani col lavoro per comprendere. Venne qualche giorno prima e volle partecipare assieme a noi agli scavi, anche se per un breve tratto. Voleva capire come si stava procedendo nella maniera più pratica possibile. Un uomo dall’immensa cultura, di grande umiltà ed umanità.

Tra le tue opere ce n’è una alla quale sei particolarmente affezionato?

Sono affezionato a tutte le mie opere indistintamente ma se dovessi ricordare una produzione in particolare ti direi “Le mani”. Una serie di sculture che raffigurano appunto le mani, attraverso le quali cerco di raccontare l’evoluzione della società attraverso la loro operosità. Un’operosità spesso trascurata ma a mio avviso fondamentale. Economia, amori, espressività…tutto passa per le mani dell’umanità. Sono legato a queste sculture perché sono seguite ad un periodo difficile della mia vita che mi ha visto costretto a letto a causa di un incidente d’auto gravissimo che mi costò quasi la vita ed anche perché hanno rappresentato la svolta. Nel 2019 le presentai al Menotti Art Festival che mi diede grande visibilità. Fui premiato e questo mi garantì l’entrata nei giovani europei, gruppo con il quale potei esporre nelle sei del Parlamento Europeo a Bruxelles. Da quel momento non mi sono più fermato ed ogni traguardo raggiunto è stato per me fonte di ispirazione e forza per produrre e rappresentare la mia arte, espressione della mia terra, in quanti più posti possibili.

Veniamo alle opere che esporrai, parlacene un po’.

“Tracce” è una produzione che rientra in un filone artistico più ampio ispirato alla Comunità Europea. E’ da tempo ormai che osservo questa grande costruzione chiamata Europa. Mi appare come un grande contenitore privo di contenuto ma non di contenuti. La mia immaginazione mi ha portato ad identificare questo tormentato percorso di unificazione culturale in un personaggio di mia invenzione, Pilisse.

Pilisse è un essere che cerca la propria forma e lo fa attraverso il viaggio. Un viaggio fatto di grandi incontri con i grandi personaggi della letteratura europea che hanno denunciato in maniera forte, le ossessioni fallimentari delle proprie politiche. Incontri che andranno ad arricchire e a dar forma all’ identità di Pilisse. Ecco, le due sculture e la tela che esporrò sono frutto di queste mie riflessioni, di questi miei sogni…delle mie speranze insomma.

Un’ultima domanda e poi ti lascio al tuo lavoro. Mi colpisce che un artista, spesso in giro per le maggiori città d’arte italiane ed europee scelga comunque di restare nella propria terra d’origine. E’ innegabile che la dimensione metropolitana potrebbe portarti a contatto con nomi importanti e fornirti maggiori opportunità. Perché questa scelta?

Non è stato facile ma quando ho stabilito che ciò che avevo dentro era la mia Nazione, tutto è cambiato.

Non esistono posti belli o brutti. Esistono persone che, attraverso la loro vita, riempiono di bellezza i luoghi che li circondano. I miei nonni, I contadini amici, la terra, la montagna, il ritmo genuino e semplice del trascorrere delle giornate. Le loro risate, le tradizioni, che mai dovrebbero perdersi. Sento il bisogno di non far morire tutto questo, quello che mi è stato lasciato perché ha un sapore ed un arte in sè in continua evoluzione. Sento la necessità di nutrirmi di questa bellezza. Non so cosa vedano gli altri, io vivo questo. Il paese in se per tanti anni, ci ha dato il vuoto assoluto, come e stato per tanti amici che sono andati via. Io ho bisogno di questi luoghi, per alimentare ed alimentarmi di bellezza. Ho ricevuto proposte che, di sicuro, mi avrebbero portato a situazioni diverse, ma non ho accettato. Non amo le grandi città, sono dispersive. Il più delle volte vi si perde il concetto di uomo. A Sant’ Antonio Abate, devo molto. Più nelle mancanze che nelle virtù. A i miei nonni ed i loro amici, alle loro tradizioni, devo tutto l'amore che ho per questi lunghi.

 

 


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28-01-2022 12:38:00 © RIPRODUZIONE RISERVATA