La profonda devozione può convivere con la miscredenza? Può lo scetticismo abbracciare la fede? Il fervente credente è chi batte e batte e batte la mano al petto o chi dubita e cerca? L’amore e l’odio sono figli di papà ignoranza o di mamma consapevolezza? Sono tante le domande spontanee che nascono durante e dopo “Sanghenapule – Vita straordinaria di San Gennaro” di Mimmo Borrelli e Roberto Saviano, in scena fino al 24 ottobre al Teatro Bellini di Napoli. La risposta è soltanto una: ognuno crede a ciò che vuole credere. Il sangue, la scatola, la Repubblica Napoletana, Il Vesuvio, la Santità, Lucifero, il poeta, il narratore ed il posto vuoto in platea: San Gennaro è lì. Raccontare Napoli è raccontare un’immagine riflessa in una pozza d’acqua; ci si rovescia nel sensazionale o nel banale o nell’ipocrisia o ancora nella misericordia. C’è sempre qualcuno che deve salvarla o renderle grazia, giudicarla o assolverla.Ne vedi l’interezza ma anche l’opposto, il doppio, la bugia. Così la punta del Vesuvio, che non c’è, diventa il sottosopra di Dio, la culla di Lucifero che casca dal Paradiso, scuote le ali e con quella polvere sacra, mette al mondo la città più contraddittoria mai esistita. La terra a metà tra le fiamme e l’acqua santa. Il vulcano dagli occhi socchiusi, si fa padrone e spettatore distratto, minaccia e simbolo, e assiste e vigila sulle anime protagoniste di Sanghenapule. San Gennaro, con dita e testa tranciate da un boia poco preciso, che di quell’emorragia ne ha fatto morte e poi miracolo, protezione per la sua gente, per chi ci crede; Domenico Cirillo, martire meno conosciuto e simbolo della Repubblica Napoletana; i martiri italiani dei primi del Novecento, migranti che sfidano l’oceano per un futuro migliore; Gaetano Filangieri, giurista e filosofo che sostituisce il concetto di proprietà con un diritto mai immaginato prima, di ispirazione americana poi: il diritto alla felicità. I quadri che di volta in volta si dispiegano in Sanghenapule dipingono secoli di storia della miglior classe politica napoletana, della popolare sacralità, del mito della nascita della città e dei suoi continui tentativi di omicidio e suicidio, subiti e inferti da e contro la stessa, attraverso le sue costanti emorragiche. La magistrale poetica di Mimmo Borrelli, che nasce parola ma arriva in verso, in gesto, in contraltare di significato, porge la guancia alla narrazione ipnotica di Roberto Saviano che traghetta il pubblico in un viaggio enciclopedico e accattivante tra i vicoli della memoria di Napoli. La vena pulsante delle parole, spesso incomprensibili, di Mimmo Borrelli non segue il ritmo conscio della narrazione ma sussurra ai capillari inconsapevoli, alla memoria corporea, ad un immaginifico senza grumi che restituisce un non senso pieno di significato: il primordiale, l’atavico, la spelonca. Roberto Saviano, che è ora esperto narratore, ora studioso scettico, ora sarcastico filo-religioso, prende per mano questo gigante-bambino indisciplinato, suo compagno di scena, e di quadro in quadro, con la forza del racconto pare rimettere ordine nel disordine necessario. La potenza di Sanghenapule versa proprio in questo: nello squilibrato equilibrio del duo Saviano-Borrelli, coerente alle storie rappresentate, necessario perché riflette l’equilibrato squilibrio tutto napoletano di ogni epoca e contesto storico, di ogni migrante, di ogni repubblicano, di San Gennaro, di Lucifero: il Paradiso e l’Inferno abitano la scena e non c’è spazio per il Purgatorio. Nessun sentimento a metà: solo l’amore mischiato alla rabbia per i due che di Napoli vedono, nei secoli dei secoli, il potenziale sprecato nelle insanguinate mani sbagliate. E se l’ascolto in parole - che con poesia, racconto e storia raggiunge l’apice della potenza evocativa – non dovesse bastare al ricordo e alla memoria, è lì che poggia direttamente sulle spalle degli spettatori il suono ricercato e suggestivo di musiche e composizioni di Gianluca Catuogno, Antonio Della Ragione ed Alessio Foglia. E a spingere la vista oltre il visibile, non è solo l’audacia narrativa intrecciata alla rima - che ora commuove, ora turba, ora disgusta, ora esalta - ma tutta l’intimità restituita dalle luci di Salvatore Palladino, la scenografia cupa e magnifica di Luigi Ferrigno ed i costumi - di cui di ogni piuma o stoffa arriva la cura del dettaglio - di Enzo Pirozzi e la fotografia, sublimata dall’esperienza e maestria di Lorenzo Ceva Valla, viene restituita al pubblico napoletano, con lo sguardo sensibile ed attento di Flavia Tartaglia. Napoli e la sua storia si ripetono, in ogni battuta di Sanghenapule, perché, parafrasando Mimmo Borrelli: “Napoli non vuole il cambiamento ma un complice che, come lei, è mite e semplice”. Forse. Lo spettacolo ha debuttato al Piccolo Teatro Grassi il 5 aprile 2016, prodotto dalla Fondazione Teatro di Napoli – Teatro Bellini, in collaborazione con il Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa ed è in scena fino al 24 ottobre 2023 al Teatro Bellini di Napoli.
Foto di copertina: Sanghenapule3_©LorenzoCevaValla-PiccoloTeatroMilano
SANGHENAPULE – VITA STRAORDINARIA DI SAN GENNARO
testo e drammaturgia Roberto Saviano e Mimmo Borrelli
regia Mimmo Borrelli
con Roberto Saviano e Mimmo Borrelli
musiche, esecuzione ed elettronica Gianluca Catuogno e Antonio Della
Ragione
scene Luigi Ferrigno
costumi Enzo Pirozzi
luci Salvatore Palladino
sound design Alessio Foglia
produzione Fondazione Teatro di Napoli - Teatro Bellini
in collaborazione con il Piccolo Teatro di Milano - Teatro d’Europa
Lo spettacolo ha debuttato al Piccolo Teatro Grassi il 5 aprile 2016
Foto di scena Lorenzo Ceva Valla – Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa
Costumi realizzati dalla Sartoria del Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa
Riallestimento 2023/24
Foto di scena Flavia Tartaglia / Assistente alla drammaturgia Federica
Campana / Assistenti alla regia Martina Abate e Antonio Basile / Direttore di
allestimento – datore luci Salvatore Palladino / Direttore tecnico - fonico
Alessio Foglia / Direttore di scena Agostino Esposito / Sarta di scena Anna
Marino / Attrezzeria Lucia Imperato / Realizzazione scena Alovisi attrezzeria
/ Service Megaride / Ufficio Stampa Katia Prota / Progetto Comunicazione:
Direzione creativa Alfredo Angelici / Contenuti grafici Raffaele De Martino,
Valentina Galluccio, Simona De Lucia / Comunicazione Claudia Piccolo
Baffico/ Contenuti social Veronica Desiderio / Locandina Maria Teresa
Palladino / Ufficio Produzione Noemi Ranaulo, Giuseppe Maisto / Direzione
operativa Emanuele Basso / Responsabile Programmazione e Distribuzione
Patrizia Natale / Direzione artistica Daniele Russo e Gabriele Russo /
Organizzazione generale Roberta Russo