LUNEDÌ 16 SETTEMBRE 2024




Mazzette&Manette

Roma, in manette Raffaele e Pino Pizza

Furono gli organizzatori delle Panatenee Pompeiane

di Redazione
Roma, in manette Raffaele e Pino Pizza

L’ennesima terremoto giudiziario che ha scosso Roma in questi giorni, passa anche un po’ per Pompei.
Nell’elenco dei 24 personaggi raggiunti da un ordine di custodia cautelare ci sono anche due ‘imprenditori’ che i pompeiani ricorderanno molto bene. Si tratta di Raffaele e Pino Pizza, i due calabresi che alla fine degli anni Ottanta organizzarono e diressero le Panatenee Pompeiane, l’ultimo grande Festival che portò negli scavi artisti del calibro di Bernstein e Frank Sinatra.
Erano i tempi di Baldassarre Conticello e Mario de Cunzo, i due soprintendenti che più di tutti pagarono lo scandalo che scoperchiò un pentolone grondante di mazzette e faccendieri senza scrupoli.
La chiamarono Operazione Dioscuri. Che era proprio il nome in codice dei due imprenditori calabresi. Nel giro finirono, oltre Conticello e De Cunzo, allora ex-numero uno dei Beni architettonici di Napoli, e artefice del restauro del G7, anche sindacalisti e politici locali.
L’indagine, condotta dalla Procura di Torre Annunziata svelò un buco di 8 miliardi di lire, nei bilanci dell’Associazione che organizzava la manifestazione. Mazzette, ricatti, politici pagati a peso d’oro, I Pizza, almeno secondo gli inquirenti, un po’ per loro scelta, un po’ perché stretti nelle logiche di Tangentopol, pur di continuare a tenere in vita il Festival si comprarono mezza Pompei. Che allora era la gallina dalle uova d’oro.
Il tempo ha steso un velo pietoso sulla gestione degli Scavi e degli eventi estivi di quegli anni.
Ora però il nome dei Pizza ritorna sotto i riflettori in un’altra inchiesta a base di mazzette e manette.
Questa volta l’hanno chiamata Operazione Labirinto. Un ‘labirinto’ di tangenti che intreccia, confonde, unisce in un solo ‘destino criminale’ politici, funzionari e imprenditori pronti a spartirsi gli appalti dei ministeri. Una mega torta da poco meno di 13 milioni di euro. 
Raffaele Pizza è considerato dagli inquirenti l’uomo chiavo del ‘Labirinto’. Adoperando i suoi legami stabiliti con il mondo della politica, rappresentava lo snodo tra il mondo imprenditoriale e quello degli enti pubblici, svolgendo un'incessante e prezzolata opera di intermediazione tra i suoi interessi e quelli di imprenditori senza scrupolo" allo scopo di aggiudicarsi gare pubbliche. Per il fratello Pino l’accusa, invece, è di riciclaggio.
Chissà cosa penseranno ora i pompeiani, di quegli anni strani, dove per entrare a vedere un concerto bastava solo avere qualche numero di telefono giusto.


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11-07-2016 18:13:00 © RIPRODUZIONE RISERVATA