Un incendio durato più di un giorno e una notte. Ancora in serata fumo si diffonde nell'aria, a molte ore dall'inizio del disastro. Una nube tossica che ha costretto quattro persone a ricorrere al Pronto soccorso. Un rogo che ancora oggi non si riusciva a spegnere continuamente. Un’inchiesta per capire cosa sia accaduto, ieri intorno alle undici, in quel capannone del quartiere dell’Annunziatella, che sulla carta doveva essere una fabbrica di carpenteria, ma in realtà era un deposito di abiti usati. Solo oggi i carabinieri sono potuti entrare nel locale di via Pozzillo le cui fiamme sono durate per più di 24 ore. Gli inquirenti dovranno capire se a innescare l’incendio è stata una regia occulta o un corto circuito nell’impianto in un sabato in cui all’interno del capannone non c’era nessuno. Un incendio che ha diffuso un fumo nocivo e una forte puzza in tutta Castellammare per l’intera giornata di ieri, costringendo il sindaco Pannullo a rivolgere un appello agli stabiesi: “Chiudete le finestre e spegnete l’impianto di condizionamento”. Il sopralluogo delle forze dell’ordine farà chiarezza su quanto accaduto nel capannone di Mario Vuolo, il re del ferro, finito in passato in inchieste sulle ingerenze del clan D’Alessandro negli appalti per la realizzazione di lavori sull’autostrada in Lombardia. Da quei procedimenti giudiziari Vuolo è uscito innocente, ora dovrà contare i danni di una fabbrica andata in fumo insieme alle montagne di abiti usati che erano all’interno. Le quattro persone intossicate sono state aiutate dai Vigili del Fuoco, arrivati da Napoli, per spegnere un rogo che ancora oggi non si riusciva a domare. Ma per fortuna nessuno è stato ricoverato al San Leonardo. Spento l’incendio, la parola tocca gli inquirenti che dovranno accertare quale sia la miccia responsabile di avere diffuso il terrore nella periferia di Castellammare.