Quando la fune si è rotta, non c’era la seconda che avrebbe potuto salvargli la vita. Nel cadere nel vuoto per trenta metri Enzo Esposito non ha potuto afferrarsi a nulla. Il sistema di sicurezza, che un esperto rocciatore come lui conosceva bene non è scattato, perché non rispettava i requisiti previsti dalla legge. Lo hanno visto precipitare giù, i due operai che erano con lui. E’ morto così, a trentaquattro anni ad inizio settembre. Per quella tragedia rischia il processo per omicidio colposo il contadino che gli aveva ordinato il lavoro, come oggi scrive il quotidiano Metropolis. Secondo la procura di Torre Annunziata il contadino Luca Mascolo avrebbe dovuto assicurarsi che i lavori al costone roccioso che sovrasta la sua terra fossero eseguiti nel rispetto delle norme di sicurezza. L’imbracatura, invece, non ha funzionato. Questione di secondi e l’impatto al suolo è stato devastante. Un’operazione non semplice, quella nella Valle dei Mulini, che il rocciatore esperto, vicino casa sua, potrebbe avere deciso di fare in autonomia senza coinvolgere la ditta per la quale lavorava, tra le più note della Campania. Del resto Enzo Esposito, gragnanese ma residente con la sua famiglia a Santa Maria la Carità, con la sua ditta interveniva in ogni zona della Campania, una professione complessa che aveva imparato seguendo la tradizione di famiglia e faceva da tempo. Resta da capire cosa o chi lo abbia tradito la mattina del due settembre scorso. Chiusa l’indagine a cui hanno collaborato i carabinieri di Castellammare e Gragnano, prima di formulare la richiesta di rinvio a giudizio il pm deve attendere venti giorni durante i quali Mascolo potrà presentare la propria difesa o farsi interrogare. Dopo quattro mesi la moglie Bianca e i suoi figli sono in attesa di sapere cosa sia successo nella Valle dei Mulini e se ci sono colpevoli per una vita spezzata a trentaquattro anni.