La luna di miele per Pannullo è finita. Dal giorno delle elezioni hanno accarezzato quest’idea di rompere l’idillio post vittoria avversari politici e scontenti della formazione della giunta. Ma solo quando la lite scoppia in casa propria dalla luna di miele si passa a separati sotto lo stesso tetto. E, infatti, il colpo più forte al sindaco del Pd arriva dall’interno del suo partito. Lo sferra Nicola Corrado: “L’astensionismo ha vinto ovunque, l’affluenza si alza solo nei quartieri in cui alta è la presenza della camorra”. Lo spetto fatto balenare dalle opposizioni di Gaetano Cimmino e Salvatore Vozza, ora è resuscitato anche dall’interno. “Abbiamo messo su in 48 ore una coalizione elettorale, che non aveva condiviso niente. Non mi sarei aspettato quel successo delle liste civiche su cui dovremmo interrogarci”. A scatenare il fuoco amico il ruolo avuto da Pannullo nel rinvio del congresso del partito di Renzi che era fissato per venerdì e sabato. Sulla carta quel congresso avrebbe dovuto sancire l’elezione a segretario di Nicola Corrado, ma poi qualcosa è andato storto. Prima Pannullo, poi la maggioranza delle componenti interne ne hanno chiesto il rinvio. Un braccio di ferro che la componente di Corrado ha provato a vincere candidando alla segreteria Peppe Giordano. Mossa andata a vuoto con la decisione di rinviare il congresso al 18 settembre. Ma ora è il sindaco il principale bersaglio dell’attacco “eletto solo dal 20% degli stabiesi avrebbe dovuto aprirsi alla città, invece ha ascoltato i singoli consiglieri comunali. Su questa strada si finisce preda dei ricatti e vittima degli scioglimenti”. Evoca fantasmi del passato che entrambi conoscono bene. Antidoto al rischio sarebbe stata “l’elezione di gruppi dirigenti che avrebbero rafforzato Pannullo, rendendolo libero”. Quello stesso partito che per Corrado ha perso consensi facendosi superare dai Cinquestelle e come se non bastasse dopo il risultato elettorale “è stato chiuso per ferie”. Colpe che ricadrebbero sempre su Pannullo, che invece di affidarsi al suo partito “ha adottato il manuale Cencelli non riuscendo ad accontentare neanche tutti. Un film già visto”. Elenca i motivi Corrado per cui la convocazione degli iscritti a fine luglio per eleggere gli organismi dirigenti avrebbe dovuto essere una priorità: “Il sindaco avrebbe dovuto essere il primo a chiedere il congresso, invece ha scritto una lettera in cui ha individuato una serie di impegni istituzionali neanche l’Italia avesse avuto un golpe come la Turchia”. Viso tirato, toni forti da guerriero che apre l’ennesima battaglia, il dirigente del Pd ex assessore prima di Vozza e poi di Cuomo, apre ferite che difficilmente si potranno rimarginare in tempi rapidi. Ridipinge il ritorno del Pd a Palazzo Farnese, dopo lo scontro violento con Nicola Cuomo, con gli occhiali scuri di chi vede tutto nero. “Pannullo è un sindaco di minoranza”. “Un partito che per due volte convoca un congresso e poi lo rinvia non è serio. Noi chiediamo che questo avvenga da due anni”. Ma i torti accumulati da Pannullo sono quelli degli ultimi due mesi, in cui per Corrado non ne avrebbe azzeccata una. “Gli avevo consigliato di fare scelte autonome, di nominare ricercatori universitari negli assessorati al bilancio e all’urbanistica” spiega, citando proprio quelle caselle riempite dal sindaco con i nomi del Pd Andrea Di Martino e Pino Rubino. Se avesse una lavagna potrebbe scriverci sopra di buoni e i cattivi quando gli tocca di parlare dei vertici regionali che tanto peso hanno avuto nella scelta di candidare Pannullo a sindaco: “Devo ringraziare la segretaria Assunta Tartaglione, Mario Casillo, Andrea Cozzolino, Gianluca Daniele”. Fondamentale inserire nei titoli di coda Loredana Raia “senza la quale non avremmo proprio fatto la lista”. Nei cattivi un solo nome, quello del sottosegretario alla giustizia Gennaro Migliore: “Ha fatto tanti errori già prima, ma anche adesso chiedendo il rinvio del congresso ha dato l’impressione di volere fondare una sua componente a Castellammare”. La prima frattura è consumata, la luna di miele è finita.