LUNEDÌ 03 MARZO 2025




Il fatto

Ragazzino con il tatuaggio del clan, giovanissimi nelle cosche del napoletano

Un bimbo di sei anni: 'Papa' che fai con la pistola?'

di Redazione
Ragazzino con il tatuaggio del clan, giovanissimi nelle cosche del napoletano

Vede il coinvolgimento di quattro ragazzini, uno ha il nome del clan tatuato sul braccio. 
Gli è stato contestato anche il reato di associazione a delinquere di stampo mafioso, l'indagine dei carabinieri e della Dda che oggi ha portato all'arresto di 27 persone ritenute appartenenti a due gruppi criminali rivali. Lo ha detto il procuratore dei minorenni di Napoli Patrizia Imperato, presente, con il procuratore Nicola Gratteri, a una conferenza stampa.
    Uno, ha spiegato, quello a cui è stato contestato il reato associativo, aveva tatuato sul braccio il nome del clan: "Particolarmente spregiudicato - ha spiegato Imperato - era intraneo al clan Cipolletta per il quale svolgeva compiti fiduciari. Mostrava di avere particolare interesse nei confronti di quello che faceva e mostrava senso di fierezza e di appartenenza al clan. Aveva tatuato sul polso il nome del clan Cipolletta".
    Si tratta, è stato spiegato, del figlio di un affiliato morto mentre tentava di bruciare un'auto rubata. Anche gli altri tre arrestati erano particolarmente spregiudicati: "esageravano le loro azioni per accreditarsi, ottenere l'up-grade e diventare anche loro affiliati".
Dalle intercettazioni emergono invece altro elementi inquietanti. "Papà, dove vai con la pistola?": è stata intercettata anche una conversazione di questo tenore durante le indagini dei carabinieri coordinate dalla Dda e dalla Procura di Minorenni che oggi ha portato a 27 arresti (tra cui 4 minori) a Pomigliano d'Arco, tra soggetti ritenuti legati ai gruppi camorristici Ferretti-Mascitelli e Cipolletta.
    Spiegando quante armi i due clan avessero a disposizione, il maggiore Andrea Coratza, comandante del Nucleo Investigativo di Castello di Cisterna, ha fatto riferimento proprio alla disinvoltura con la quale gli affiliati maneggiavano le armi, addirittura uno di loro "scarrellando" una pistola in casa davanti al figlio di 6 anni che incuriosito gli ha chiesto dove stesse andando con quell'arma.
    Le indagini sono iniziate alla fine del 2023 quando, a Pomigliano, si erano registrati atti violenti con armi da fuoco. "In quel periodo ci sono state 11-12 stese - ha detto Coratza - in strada o contro le abitazioni dei rivali, oltre ad attentati dinamitardi e incendi. Tutte le azioni violente sono avvenute in orario in cui la città di Pomigliano, piena di esercizi commerciali, era piena di gente".
     Questi episodi hanno evidenziato la presenza di due clan che si stavano facendo guerra per l'egemonia negli affari criminali: "Abbiamo documentato 14 estorsioni - ha detto ancora il maggiore Coratza - ai danni di imprenditori, commercianti e 11 rapine quasi tutte dai compiute da minori con modalità particolarmente violente. Malmenavano le vittime e sparavano. Si tratta di gruppi criminali pericolosi e sfrontati con una grande disponibilità di armi".
    Durante le attività investigative sequestrate circa una trentina di armi, tra fucili e pistole. 


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10-02-2025 12:38:00 © RIPRODUZIONE RISERVATA