Cinquemila euro da pagare ogni inizio del mese. Puntuale per non avere guai con il clan Cesarano e soprattutto con il nuovo capo di Ponte Persica Luigi Di Martino, detto Gigino o profeta. Il boss che, tra Castellammare e Pompei, ha imposto il pizzo a sale gioco e attività commerciali è stato nuovamente rinviato a giudizio. Sono trenta tra boss e gregari gli imputati per racket tra Scafati e Pompei il cui processo comincerà il venti novembre. Con Di Martino, già condannato per le altre estorsioni, i suoi gregari e prestanome: Giovanna Barchiesi, Giacomo Casciello, Giuseppina Casciello, Roberto Cenatiempo, Giovanni Cesarano, Rosalia Ciatti, Gaetano Criscuolo, Francesco Paolo D'Aniello, Giuseppe Iorio, Mario Di Fiore, Pasquale Di Fiore, Fiorentino Di Maio, Aldo Esposito Fluido, Vincenzo Immediato, Michele Imparato detto Massimo, Alfono Loreto, Pasquale Loreto, Antonio Matrone detto Michele, Francesco Matrone, Giovanni Messina, Alfonso Morello, Giuseppe Morello, Francesco Nocera, Antonio Palma, Vincenzo Pisacane, Giuseppe Ricco, Gennaro Ridosso, Luigi Ridosso, Romolo Ridosso, Salvatore Ridosso, Mario Sabatino. Nel mirino soprattutto le sale giochi con dipendenti picchiati per ritorsione in caso di ritardi nei pagamenti, ma non solo. Tra le accuse l'imposizione di ditte di pulizie amiche dei clan Ridosso e Cesarano in alberghi e altre attività commerciali. Uno spaccato inquietante, emerso dai racconti dei collaboratori di giustizia. Con tre città Castellammare, Pompei e Scafati sottoposte al terrore e obbligate a sottostare alle legge della camorra fatta di violenza e silenzi.