LUNEDÌ 16 SETTEMBRE 2024




Il fatto

Raccontò degli affari del clan D'Alessandro negli appalti pubblici al Nord, testimone chiave: "Sono un fantasma, rischio di impazzire"

La protesta di Gennaro Ciliberto, ex dipendente della sicurezza: "Vivo nell'inferno"

di Redazione
Raccontò degli affari del clan D'Alessandro negli appalti pubblici al Nord, testimone chiave:

Gli affari del clan D’Alessandro nella realizzazione di lavori pubblici in provincia di Milano. E’ stato Gennaro Ciliberto, ex carabiniere ed ex responsabile della sicurezza della Carpenfer Roma srl, a raccontare tutto agli inquirenti. Ma da allora ha smesso di vivere. Ha paura il testimone di giustizia che avrebbe svelato come la cosca di Scanzano è riuscita a guadagnare sugli appalti nel Nord d’Italia attraverso la famiglia Vuolo. Ciliberto è testimone chiave in un processo in corso a Monza. Nel 2011 ha denunciato anomalie costruttive in particolare nell’opera della passerella ciclopedonale della SS 36 nel comune di Cinisello Balsamo, un appalto Anas poi subappaltato alla ditta Impregilo spa e poi ceduto alla ditta Carpenfer Roma srl facente capo al pregiudicato Mario Vuolo, oggi chiamato a risponderne in un’aula di Tribunale. “Sono un uomo di 44 anni, ho origini napoletane, ho vissuto sino all'età di 37 anni da uomo libero, sino a quando nel 2010 ho denunciato la camorra e la corruzione nelle grandi opere. Dal 2011 vivo l'inferno di una vita non vissuta fatta di attentati da parte della camorra e di persecuzioni da parte dei colletti bianchi". E' il suo sfogo dopo aver deciso di raccontare tutto quello che accadeva nei cantieri di una ditta realizzatrice della costruzione e della manutenzione di varie opere autostradali in subappalto, ha denunciato corruzione nell'aggiudicazione di lavori, infiltrazioni mafiose ed anomalie costruttive ed è testimone di giustizia.
"Mi ritengo un esiliato di Stato, un fantasma, un uomo che sopravvive giorno dopo giorno in un girone infernale fatto di negazioni e limitazioni e di umiliazioni. Quanti di voi dopo aver fatto un azione volontaria al servizio della giustizia resisterebbero a questa tortura senza impazzire?", chiede.
"Quello che mi è accaduto dopo aver denunciato ha dell'incredibile. Ero uno che viveva la propria vita come tanti cittadini, lavorando, dedicandosi ai progetti della vita, al futuro, vivendo con una famiglia e condividendo gioie e dolori, libero da ogni condizionamento. Ora andare al cinema è pericoloso, è pericoloso pure andare ad un centro commerciale ed assistere ad un evento sportivo o partecipare al matrimonio di un familiare o ad un funerale. Non posso andare al mare nè fare foto in gruppo. E' la "morte dei vivi". Non credo che tutto ciò possa non incidere sulla mente di qualsiasi essere umano, anche dei più forti. E' una esistenza fatta di dolore e privazioni che di riflesso lascio ai miei figli". "Sono un testimone di giustizia riconosciuto dalla legge, indispensabile per le indagini, necessario nei processi ma per alcuni sono un rompiscatole, per altri sono un parassita, per altri ancora un infame", conclude Ciliberto.


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16-02-2017 17:58:00 © RIPRODUZIONE RISERVATA