Come ampiamente previsto anche la terza conta, quella dove valeva ancora il quorum dei due-terzi dei voti per essere eletti, è andata a vuoto.
Sprecati malamente i tre bonus d'immagine verso il Paese e verso l'Europa, dalle urne comunque questa volta qualche messaggio è uscito.
Proviamo ad analizzare questa terza votazione partendo dalle schede bianche che sono calate a 412 rispetto alle 750 e oltre della prima votazione, restano invariati i dati di schede nulle e schede disperse (circa 100), grazie anche al comportamento dei soliti buontemponi.
Significativi i 125 voti ricevuti dal presidente uscente Mattarella un segnale chiaro di una parte del M5S e qualche peones, così come i 114 voti di Crosetto di FdI quasi il doppio dei parlamentari di Giorgia Meloni, su cui con ogni probabilità sono confluiti una gran parte dei voti degli ex colonnelli di Alleanza Nazionale oggi in Forza Italia più qualche nostalgico della Lega.
Altrettanto chiara la provenienza dei 61 voti di Maddalena, e quelli di Casini 53, su cui si vede tutta la mano di Renzi e degli ex Udc.
Se così fosse, vista l'inconsistenza della tenuta sui tre candidati di bandiera presentati ieri dal centro-destra e neppure votati, e il niet secco sulla Casellati (che era la carta neppure tanto coperta di Salvini), restano in piedi tre ipotesi che con ogni probabilità saranno vagliate nel corso della riunione che i leader che sostengono il Governo avranno in serata (quella per dirla alla Letta "si ci chiude dentro e si butta la chiave fino a quando non si trova la quadratura del cerchio").
Queste a nostro avviso le tre ipotesi sul campo al momento.
La prima prevede l'estremo tentativo di rimettere in gioco Mattarella, mettendo il Presidente uscente difronte al fatto compiuto ed eleggendolo con un plebiscito quasi unitario.
La seconda ipotesi è quella di spostare Draghi al Quirinale così da garantire l'Europa, sempre però che l'attuale premier rassicuri i partiti sulla tenuta dell'operazione e sul portare le camere al loro naturale scioglimente nei primi mesi del 2023. Per questa operazione, oltre all'intesa al momento difficile fra i leader, devono scendere in campo i costituzionalisti per sbrogliare la matassa sul chi farà le eventuali consultazioni per il nuovo Governo.
La terza ipotesi è rispolverare il "riservista" Casini, democristiano di lungo corso, che oltre Renzi e i suoi, può contare su amici e sponsor in tutte e due le coalizioni, e portarlo con una buona maggioranza al Quirinale come XIII Presidente della Repubblica, lasciando così Draghi a Palazzo Chigi, nella consapevolezza, che sarà un'anno di tribolazioni per loro, visto che il premier a questo punto andrà dritto per la sua strada senza più mediare come spesso ha fatto da quando è in carica.