Dopo la prevedibile rinuncia da parte del Cavaliere di correre per il “sogno” che ha accarezzato a lungo, la partita per “il Colle” entra nel vivo, con i leader di partito impegnati in queste ore a trovare la quadra giusta.
Incontri e telefonate si susseguono vorticosamente, ma il problema resta tutto legato al nome di Draghi, che visto da tutti un anno fa come salvatore della Patria, oggi non incontra le simpatie di tanti come futuro Capo dello Stato.
Qui il discorso si fa più ampio, tutti lo vogliono (anche se con i distinguo soliti della nostra politica) a Palazzo Chigi per gestire i fondi europei legati al Pnrr, ma questi ultimi andranno spesi entro il 2026, con l’attuale legislatura che termina invece nel 2023 (nella primavera del prossimo anno si andrà al voto per eleggere il nuovo Parlamento); sembra così poco probabile, anche in virtù dell’attuale legge elettorale in vigore, che la coalizione vincente lasci nelle mani ldi Draghi a presidenza del Consiglio.
Un elemento questo, che fa riflettere molto l’Europa, visto che a sua volta l'establishment europeo vede Draghi come garante di quest’operazione, e spinge fortemente per un suo trasloco da Palazzo Chigi al Quirinale.
Con questo scenario di fondo, bisogna trovare in questo week end di fine gennaio, la soluzione al puzzle Quirinale-Palazzo Chigi, legati sempre più legati a doppio filo al nome di Mario Draghi.
Un fattore questo che determina il sali e scendi del borsino sul nome del XIII Presidente della Repubblica, al punto da far diventare girevoli le porte d'accesso di questi due palazzi istituzionali.
Fuori dai giochi Berlusconi e Mattarella a meno di improbabile impasse che imporrebbe una sua riconferma, e con Draghi sempre in campo ma con un futuro incerto, avanza nel centro-destra la candidatura della presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati, con Antonio Martino ex ministro della difesa del primo governo Berlusconi che compare timidamente all’orizzonte, tutto mentre salgono sempre più le quotazioni sia di Pier Ferdinando Casini che con i suoi trascorsi da ex democristiano alla fine potrebbe garantire un po’ tutti grillini inclusi che quelle del commissario europeo Paolo Gentiloni.
Infine perde quota la candidatura di Andrea Riccardi fondatore della comunità di Sant’Egidio che ha come sponsor forte l’altra sponda del Tevere.
Ma siamo solo a domenica mattina e per la prima chiamata ci sta tempo fino a domani alle 15, che ci consente di riepilogare le principali informazioni su come si vota, sapendo che tutte le rete televisive sia pubbliche che commerciali trasmetteranno la votazione in diretta.
- I Grandi Elettori sono complessivamente 1009 così suddivisi, 630 deputati, 321 senatori compreso i senatori a vita e 58 delegati regionali.
- Sono ammessi al voto con apposito pass in un seggio “drive in” allestito nel parcheggio di Monte Citorio anche coloro che risultano essere positivi al Covid.
- Si comincia a votare lunedì 24 gennaio alle ore 15 e si andrà avanti per motivi legati al Covid con una votazione al giorno fino all’elezione del nuovo capo dello stato.
- Per essere eletti nelle prime tre votazione (quelle per interdenci dal 24 al 26 gennaio) serviranno almeno 673 pari ai due terzi degli aventi diritto al voto.
- Dal quarta votazione in poi basterà la maggioranza assoluta dei votanti par a 505 grandi elettori.
Ultima considerazione per completare il quadro è quella che nessuna coalizione intesa nel senso classico del temine (centro-destra e centro-sinistra) ha i voti sufficienti pr eleggere dal quarto scriuinio in poi il futuro Presidente della Repubblica.
Servie quindi un accordo trasversale o un’intesa con i grandi elettori di centro e gruppi misti.