Ora sono in tanti a volerlo rivedere con la maglia azzurra. Quella maglia che Fabio Quagliarella non avrebbe mai voluto togliere. L’attaccante stabiese voleva fare il capitano della sua squadra. Un sogno a portata di mano fino all’incontro sbagliato. L’incontro con lo stalker che gli ha cambiato la vita. E ora che Raffaele Piccolo è stato condannato a cinque anni e otto mesi di reclusione, il calciatore tra le lacrime ha raccontato di fronte alle telecamere delle Iene tutti i suoi momenti bui, in particolare quando fu costretto a lasciare il Napoli. A rovinargli la vita una montagna di lettere anonime che buttavano fango su di lui. Inviate persino all’Antimafia, ma soprattutto alla sua società, a De Laurentis che cominciò a pensare di volersi liberare di quel giocatore accusato da un corvo di avere rapporti con la camorra, di andare con le ragazzine, di assumere cocaina. E così scattò la vendita. Cinque anni da incubo. Ma dopo le accuse anomine ne arrivarono altre. Fu accusato di essere un traditore per il suo passaggio alla Juventus, ma non tutti conoscevano la storia che c’era dietro e gli atti persecutori di cui era vittima. L'attaccante della Sampdoria ha ora fatto chiarezza in una lunga intervista rilasciata a Giulio Golia. Raffaele Piccolo si è insinuato nella vita di Quagliarella lentamente. Lo aveva conosciuto perché aveva avuto un problema di password con il pc, e allora il suo migliore amico, lo stabiese Giulio De Riso, gli aveva presentato questo poliziotto della polizia postale esperto di informatica. Dopo un po’ cominciano le lettere anonime. Racconta il calciatore che nelle centinaia di lettere c’era di tutto: “Da foto di ragazzine nude, dove diceva sotto con tanto scritto che io ero un pedofilo, che io avevo a che fare con la camorra, che io avevo a che fare con la droga, che io”. Ma allo stalker non è bastato rovinare la vita a Quagliarella, ad un certo punto è passato al padre. “A mio papà, quando io ero in giro gli arrivava un messaggio dove gli dicevano ‘Tuo figlio ora è in giro per Castellammare e ora gli spezziamo le gambe, ora lo ammazziamo’”. Fino a quando è stato il padre a capire che dietro tutto l’inferno ci fosse il poliziotto che si fingeva amico. “’Secondo me è iss’. Mio papà è sveglio”. Quagliarella si recò, quindi, in Questura e scoprì che le centinaia di denunce che avevano fatto non erano mai state depositate. Da lì l’inizio dell’inchiesta, la scoperta che il calciatore non era l’unica vittima dello stalker, che nella sua rete erano finiti altri: avvocati, medici, politici. Dopo l’intervista fiume di ieri sera sono in tanti ad essersi mobilitati per lui. Il profilo Twitter dell’attaccante è stato inondato di messaggi. Sono quelli dei tifosi napoletani, che con un semplice gesto hanno voluto dimostrare vicinanza dopo l’accaduto. «Perdonaci», «Ti siamo vicini, Fabio», «Grande uomo». C’è anche chi propone un ritorno e scrive direttamente al presidente De Laurentiis: «Merita una seconda possibilità», «Sarà per sempre il 27 azzurro». Ora che la storia giudiziaria è chiusa, per il giocatore di Castellammare parte la fase del riscatto. Sono in tanti a volere di nuovo in campo con la sua maglia preferita.