LUNEDÌ 16 SETTEMBRE 2024




moda e tendenza

PUB? no grazie, preferiamo l'osteria

Italianizzazione del Public House

di Nino Longobardi
PUB? no grazie, preferiamo l'osteria

PUB? No grazie, preferiamo l’Osteria!

Dagli anni ottanta ad oggi sono proliferati in Italia, senza alcuna esclusione per la Campania, i Pub. Locali pubblici per eccellenza (il nome intero in inglese è infatti Public House) dove è possibile bere alcolici e cenare a base prevalentemente di panini ma non solo.

Il successo di questi locali, prediletti soprattutto dal pubblico giovanile, è dato soprattutto dalla possibilità di socializzazione che essi offrono.

Ma il ruolo che essi hanno svolto e svolgono tutt’ora nei Paesi Anglosassoni è assolutamente differente da quello che hanno nel Belpaese.

Innanzitutto si deve distinguere il pub inglese da quello irlandese. Se, infatti, entrambi soprattutto nei piccoli villaggi sono il centro della vita della comunità, quelli irlandesi nascono con una accentuata connotazione di drogheria di liquori che anche ai giorni nostri è mantenuta, dedicando poco spazio agli avventori e molto al bancone da servizio e agli scaffali dove sono in bella mostra gli alcolici; le facciate sono poco decorate e recano, sovente, il nome del padrone, riportando finanche la dicitura bar in luogo di pub.

Il pub inglese è, invece, connotato da decorazioni ricercate alle facciate, vetri oscurati per dare discrezione alla clientela e giochi all’interno quali le classiche freccette. Anche nei pub inglesi è ovviamente preminente la vendita di alcolici ed in particolare della birra che, in tante declinazioni e gradazioni, viene spillata al momento.

Ciò posto, come ogni prodotto, uso o abitudine che viene “importata” in Italia anche il pub britannico è stato oggetto di un processo di modifica e di cd. “italianizzazione”.

Il centro vitale della comunità, il luogo di incontro, lo spazio dove trascorrere le serate, la centralità del pub, la cui vicinanza è spesso determinante per la scelta finanche della propria  abitazione, di britannica memoria e, soprattutto la economicità dello stesso, che si rivolge a tutti gli starti sociali, in Italia è diventato luogo di sperimentazioni culinarie, di somministrazioni di birre pregiate, di distillati di alta qualità.

Per carità, nulla in contrario ad elevare la qualità delle offerte, anzi. Assistiamo a pub italici, esistenti da oltre un trentennio che hanno saputo diventare sia fulcri della comunità nella quale insistono sia alfieri di prodotti enogastronomici di altissimo livello.

Le criticità, invece, si evidenziano allorquando nuovi e sempre più omologati locali – nelle offerte di cibo, negli arredi, finanche nei nomi dei piatti – ambiscono ad ergersi a pub nulla avendo però del pub inteso sia nella originaria ed anglosassone essenza sia nella italica accezione.  Evidenziando soltanto, dei locali ai quali pomposamente si richiamano, le medesime tipologie di piatti ma a prezzi non accessibili a tutti e smentendo clamorosamente la loro stessa intitolazione di Pubblic House.

Sinceramente non vi è alcun bisogno di questi nuovi pub che tali non sono.

Nel nostro Paese vi sono tantissimi locali dove mangiare e bere con eccellente qualità e tali sono i ristoranti, famosi o meno. Quanto al buon bere ed al buon mangiare accessibile a tutti questo è già presente in Italia, nelle piccole realtà e nelle grandi aggregazioni urbane, e si chiama osteria.

Un ritorno all’osteria di quartiere, al locale dove si da il “tu” all’oste proprietario, dove si può gustare un piatto di pasta e altri prodotti della nostra tradizione culinaria forse ci farebbe sentire meno internazionali ma sicuramente sarebbe un sicuro giovamento per il nostro vivere.


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30-03-2016 09:45:00 © RIPRODUZIONE RISERVATA