LUNEDÌ 16 SETTEMBRE 2024




Castellammare

Preti 2.0, Castellammare senza manager e politici: si afferma una nuova generazione di sacerdoti

Giovani, di frontiera, nell'era di Facebook: Don Fabio, don Antonino, don Pasquale, don Enzo, don Salvatore riferimento per gli stabiesi

di Redazione
Preti 2.0, Castellammare senza manager e politici: si afferma una nuova generazione di sacerdoti

Sono i preti 2.0. Quelli che su Facebook parlano con i fedeli per fissare matrimoni e funerali. Quelli che per invitarti ad un incontro di preghiera ti mandano un messaggio video su whatsapp. Sono la nuova generazione di parroci che, ricalcando le orme di Papa Francesco, stanno innovando la comunicazione della Chiesa. Ma non sono solo questo. In una città come Castellammare, ripiegata su se stessa, in crisi di identità e senza una nuova classe dirigente, sono diventati il punto di riferimento di intere comunità. Politici senza carisma, protagonisti di risse e liti, manager scappati in altre città, professori universitari che a Castellammare tornano solo a dormire. Di volti riconoscibili questa città non ne ha quasi più. Eccoli perciò farsi avanti, Fabio Di Martino, Pasquale Somma,  Antonio d’Esposito, Salvatore Savarese, Vincenzo Esposito. Tutti preti che, oltre la tonaca, sono punti di riferimento per i loro quartieri. Giovani, impegnati ad aiutare, nessuno li ferma. Tutti tra i trenta e i quaranta. Personalità differenti, ognuno il suo stile, una naturale concorrenza li porta sempre più avanti. Non sempre si amano, a volte si guardano un po’ in cagnesco, ma per il paradiso c’è tempo. A don Salvatore Savarese e don Vincenzo Esposito tocca seguire i mille problemi di quartieri ad alto tasso di infiltrazione camorristica come Scanzano e il centro antico. E’ lui don Pasquale Somma che, con i suoi modi diretti, si occupa di entrare in una scuola come la Stabia. Una scuola che in pochi anni ha vissuto il trauma di perdere la targa di istituto primo della classe per il difficile innesto con i ragazzini arrivati da Scanzano. Ma don Pasquale sa come farsi ascoltare, si è allenato nella palestra del centro antico dove con i bambini ha giocato la sua partita più difficile. Nella parrocchia del Carmine, in cui è collaboratore di don Aniello, ha istituito uno sportello ascolto e quando fa notte per niente decide di partire per Onna, dove ancora lo aspettano per ricucire le ferite inferte dal terremoto in Abruzzo. Per Don Fabio se la parrocchia della Starza è la casa in cui dare da mangiare a chi non ce l’ha, la sede della Comunità Tabor è il ponte di comando da cui fare partire le sue iniziative. La macchina organizzativa del Chi Ama chiama può contare su un centinaio di ragazzi che lo considerano punto di riferimento indiscusso. Don Fabio si è dato una missione complicata avvicinare alla preghiera chi, in tempi di crisi di spiritualità, non entra in chiesa da anni. Ma lui e il suo gruppo lo fanno essendo presenti nei luoghi della movida come in quelli di culto. Per don Antonino arrivare giovane in Cattedrale, dopo la parrocchia di Scanzano, è stato un bel salto. Ma il parroco che nei quartieri di frontiera ha sempre lavorato in silenzio, ha ora deciso di lanciare il suo grido dall’allarme chiedendo alla città un segnale. “Quest’anno la processione di San Catello potrebbe non uscire” ha detto domenica scorsa dal pulpito della Cattedrale. Loro ci sono, ma in una città piegata su se stessa, sono sempre più soli.   


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13-04-2016 17:32:00 © RIPRODUZIONE RISERVATA