C’è Machoke ad un passo dalla riva del fiume Sarno. Quasi all’uscita di PompeiLab.
E Kadabra vicino all’ingresso di Tezenis. Se prendi lui in un attimo puoi raggiungere anche Shellder appoggiato ad uno parapetto della pista di pattinaggio.
E poi Arcanine, Golduck, Magmar, il cattivissimo Kingler e l’insospettabile Pidgeot, l’uccelletto un po’ stronzo che ci vogliono almeno nove minuti di combattimento per catturarlo.
Da ieri pomeriggio orde di ragazzetti brufolosi stanno convergendo sul Centro Commerciale la Cartiera. E’ esplosa la mania di Pokèmon Go anche in provincia, e il mega store adagiato mollemente sulle rive del fiume cloaca, è tutto un pullulare di mostriciattoli.
Le notizie si riconcorrono veloci. Sulle pagine Fb di Pokémon Go Campania ci mettono un attimo i super ormonici adolescenti di Scafati, Pompei, Castellammare a capire che se vuoi fare il pieno di quei pupazzetti partoriti dalla fantasia deviata di Satoshi Tajiri devi correre verso i luoghi dove c’è il maggior numero di connessioni. Dove si vive con lo smartphone in mano, dove il ‘mondo esterno’ non esiste. E la realtà è solo virtuale.
Insomma è Pokéemon Go mania anche da queste parti.
A Napoli i mostriciattoli sono dovunque. Ma si muovono nelle zone bene. Riviera di Chiaia, Villa Comunale. Gli piace il mare, probabilmente. E chissà che non siano anche loro un po’ chiattilli. Ma in provincia non si va tanto per il sottile. Dove c’è gente ci sono loro. Creature immaginarie create nel 1996 da un informatico giapponese che poi è diventato una vera e propria leggenda vivente.
Tajiri li pensò per assecondare una passione tutta nipponica: collezionare insetti. E decise che la caccia poteva diventare anche solo virtuale. Da allora si è creato un impero e vent’anni dopo la nascita del primo Pokémon gli è venuta l’idea del secolo.
Se i Pokémon si possono cacciare, allenare, far combattere in un ambiente di gioco, perché non farli uscire dal freddo di un Pc e lasciarli liberi, nel mondo reale?
Nasce così Pokémon Go, un videogioco per Android e iOS nato dalla collaborazione di Nintendo, The Pokémon Company e Game Freak, e sviluppato da Niantic, la software house autrice di Ingress, il popolare videogioco a realtà aumentata. Pokémon GO, allo stesso modo, utilizza il GPS per far visitare a chi ‘caccia’ i luoghi del mondo reale. Lo scopo è quello di acchiappare quanti più mostriciattoli possibile.
Per giocare è tutto molto facile. Basta installare l’App, e uscire di casa per scovare i Pokémon più vicini.
I social faranno il resto. Su Fb, infatti, tutti gli utenti si scambiano informazioni e si ritrovano nei luoghi dove sono state segnalate le creature.
Il gioco è arrivato ieri in Italia. Mentre nel mondo era giù un fenomeno inarrestabile. Tanto che in alcune autostrade americane campeggiano cartelli che invitano a guidare e non a cercare Pokémon.
Ora tocca agli italiani. E l’effetto non si è fatto attendere. Napoli invasa da ragazzini con la testa nel telefonino a caccia di mostri, Pompei, Scafati e Castellammare a tenere il passo col rischio che qualche Pokémon venisse segnalato anche al concerto di David Gilmour. Chi li avrebbe mantenuti i ragazzetti? La security dell’ex Pink Floyd. Nutriamo forti dubbi.