Pizzo di Natale a nome del clan D'Alessandro. I due estorsori, che avevano provato a taglieggiare il proprietario di un noto bar a pochi passi dal comune, sono ora accusati di avere agito in nome della cosca di Scanzano. Nei guai Vincenzo Spagnuolo, fratello del ras dell'Acqua della Madonna e il complice Emanuele Cioffi. Un libero vigilato 33enne, pregiudicato e imparentato con personaggi legati al clan camorristico dei “D’Alessandro” il 19 dicembre si era presentato insieme a un complice 18enne al titolare di un Bar della centralissima piazza Giovanni XXIII esibendo uno smartphone sul quale stava aperta in bellavista l’applicazione per gli SMS.
Aveva fatto vedere il telefono al titolare dell’esercizio pubblico mostrando un messaggio chiarissimo: “Vengo a nome di Scanzano, dammi 1.500 euro per i carcerati”.
A Castellammare dire “vengo a nome di Scanzano”, la roccaforte dei D’Alessandro, significa chiaramente di essere lì per conto del clan.
Al rifiuto del barista il 33enne si era appropriato dei soldi contenuti nella cassa, circa 200 euro, annunciando che sarebbe tornato il giorno dopo a prendere il resto.
I Carabinieri della Compagnia, agli ordini del maggiore Donato Pontassuglia, nel frattempo intervenuti d’urgenza a seguito di richiesta di aiuto al 112, avevano bloccato e sottoposto a controlli tutti.
Il 33enne era stato trovato in possesso dei soldi appena presi dalla cassa. Il complice 18enne, invece, aveva un revolver a salve uguale a quelli veri infilato nella cintola dei pantaloni.
I due erano stati arrestati e portati in cella.
Questa mattina i Carabinieri hanno dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal GIP di Napoli su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia partenopea a carico dei 2 indagati.
La DDA li ritiene responsabili di concorso in estorsione aggravata dal metodo mafioso e ha chiesto l’ordinanza che i militari dell’arma hanno immediatamente eseguito in carcere, ove i due estorsori erano rinchiusi dal 19 dicembre.