Un video che lo riprendeva. Il racconto di come aveva provocato l’inferno in pochi attimi. Le prove contro il piromane del Faito c’erano tutte e oggi è arrivata la sentenza di condanna. Sei anni e due mesi di carcere per Cipriano De Martino. La Procura di Torre Annunziata aveva chiesto nove anni di detenzione, ma il verdetto comunque farà discutere per la sua severità. Duro il colpo per il sessantenne di Vico Equense conosciuto da tutti sul Faito. Arrestato lo scorso 17 agosto dai carabinieri della compagnia di Sorrento su disposizione del gip Antonello Anzalone è accusato di avere appiccato un rogo che ha provocato la distruzione di 18 ettari di bosco e messo a rischio case e famiglie in questa estate da cancellare. Pur avendo ammesso di avere appiccato il fuoco non ha mai spiegato i motivi di un gesto i cui danni ambientali continuano ad avere conseguenze ancora adesso. Prima che la valanga giudiziaria lo travolgesse, attribuendogli l’etichetta di piromane, il sessantenne residente nella frazione di Moiano, aiutava il fratello che è titolare di una salumeria. E proprio l’Ape utilizzata per le consegne ha permesso, attraverso le immagini della videosorveglianza, di incastrare l’uomo ritenuto insospettabile tra Vico e Faito. “Non so perché l’ho fatto, ho preso i fiammiferi e ho dato fuoco” aveva risposto agli investigatori nei giorni dell’arresto agli investigatori. Una tesi che aveva portato il suo avvocato difensore a cercare di dimostrare che non si era trattato di un incendio doloso. Ma tra le prove che lo incastravano c’erano anche delle bottiglie sporche di benzina trovate sulla sua Ape. Tutte prove che, una dopo l’altra, hanno ricostruito il mosaico sulla sua colpevolezza fino alla condanna di oggi.