Maja (Justyna Wasilewska) è una trentenne incinta alle prese con la vita che cambia di continuo, con la gioia che sa trasformarsi rapidamente in dolore, con il calore della famiglia che si raffredda nel giudizio e che non lascia spazio al respiro.
Il travaglio apre il sipario che non c’è: il cinema incontra il teatro in Pieces of a Woman nel senso fisico dell’accezione. Il palco è occupato da un enorme schermo con una piccola porta, che di minuto in minuto, diventa finestra di intimità o stato emotivo da non oltrepassare. Il parto di Maja, gli attimi prima, l’ansia, il dolore, l’incontro con la giovane ed inesperta ostetrica, l’ironia del suo compagno che smorza l’atmosfera tesa, tutto è in scena e negli occhi del pubblico con un piano sequenza di circa venti minuti.
Intimo, vero, microscopico. La scena e i sentimenti sono passati al setaccio, millimetrati i ritmi, i gesti.
La drammaturgia ungherese di Kata Wéber e la regia di Kornél Mundruczó, suo connazionale e marito, diluiscono le note cinematografiche con quelle teatrali creando un vero capolavoro visivo, in alcuni momenti disturbante per quanto realistico, prima nell’opera teatrale per il TR Warszawa e poi nel film omonimo, con Vanessa Kirby protagonista e vincitrice della Coppa Volpi.
La bambina nasce, la bambina muore. Da quel momento, parte un processo velocissimo di distacco, manifesta dignità e decostruzione.
La casa viene smontata dai tecnici del set, operatori che mutano in operai, e si trasforma con rapidità in un altro appartamento, sei mesi dopo. Una donna al centro della scena, i capelli cortissimi in una casa ampia e vuota, prepara il pranzo in attesa degli ospiti, dimenticando qualcosa. Quel qualcosa che non verrà mai nominato perché non oserà raccontare alle figlie la sua malattia.
Gli ospiti arrivano e i tempi si dilatano, le parole si svuotano, la platea è silenziosa.
Si attende. Si attende che il dolore di Maja trapeli da qualche parte, che il suo compagno dica qualcosa, che le sorelle si guardino con tenerezza. Invece nessuno nomina niente e la madre e la cugina (complice e avvocata) non sanno come affrontare il discorso di un processo da fare, perché per loro e per tutti è giusto che sia così, tranne che per Maja.
Maja non vuole denunciare l’ostetrica perché per lei non ha colpe.
Sua figlia è nata, sua figlia è morta e non c’è nessun processo da fare e nessun risarcimento da ricevere.
Divagano tutti, non parlano di niente. È una normale cena di famiglia dove tutti dicono tutto e niente di importante.
Ogni tanto cantano canzoni di David Bowie e Felicità di Al Bano e Romina.
Cantano alla fine, soprattutto. Quando la cena termina, la malattia non viene citata, l’incubo di Maja si disperde e quello che doveva tenersi in piedi, si tiene.
Pieces of a Woman taglia a pezzi non solo la protagonista ma l’intera famiglia, sviscera il tessuto sociale e politico di una Varsavia (nella pellicola invece è Boston) che ha ancora un lungo percorso da fare per le donne, specialmente sulla scelta di diventare o meno madri. Li taglia a pezzi, i personaggi, ma non li giudica; li offre al pubblico ma non glieli da in pasto, anzi, in qualche modo li protegge.
Si assiste ad un dramma familiare femminista ma dai tratti sfacciatamente ironici e crudeli. La narrazione è intima, piena di realismo nei dettagli.
Pieces of a woman è il secondo spettacolo di Mundrucz? insieme a The Bat ad essere prodotto in Polonia dal TR Warszawa ed entrambi gli spettacoli hanno ottenuto il riconoscimento del pubblico polacco ed internazionale.
È uno spettacolo necessario, autentico. In scena al Teatro Bellini di Napoli fino al 3 aprile.
Crediti:
di Kata Wéber
regia di Kornél Mundruczó
con Dobromir Dymecki, Magdalena Kuta, Sebastian Pawlak, Joanna Po?e?, Marta ?cis?owicz, Justyna Wasilewska, Agnieszka ?ulewska
direttore luci Paulina Góral
assistente alla sceneggiatura Soma Boronkay
assistente alla regia Karolina G?bska
scenografia e costumi Monika Pormale
musiche Asher Goldschmidt
stage manager Katarzyna Gawry?-Rodriguez
traduttore simultaneo trascrizioni Dr Patrycja Paszt
traduttore trascrizioni Jolanta Jarmo?owicz
set designer assistant e production manager Karolina Paj?k
assistente costumi Ma?gorzata Nowakowska
fotografie Natalia Kabanow
produzione TR Warszawa
con la partecipazione di Magyar Kulturális Intézet Varsó
Durata Spettacolo: 130 minuti