Prima di creare qualsiasi tipo di allarmismo alimentare ci teniamo a precisare che la pasta non ha alcun problema alimentare, la salute dei consumatori non è a rischio e nulla c'entra il consorzio tutela della Pasta di Gragnano IGP.
Il problema in questo caso è la provenienza. Ormai da parecchi giorni staziona sotto la custodia delle fiamme gialle al porto di Genova un carico di quasi un milione di chili di pasta, a marchio Santa Lucia, orbitante in uno dei più grandi gruppi di produzione pastaia di Gragnano proveniente dalla Turchia.
L'accusa è duplice: l'etichettatura sarebbe fuorviante facendo apparire il prodotto come italiano senza le dovute precisazioni, e la qualità del grano sarebbe inferiore a quella esposta.
Dall'ufficio stampa del pastificio arrivano precisazioni: "La pasta di cui si parla non è la linea del brand principale (che viene prodotta a Gragnano), bensì un altro brand del pastificio, che si chiama Santa Lucia ed è un brand nato quasi quarant'anni fa per il mercato africano, a cui tutt'ora è destinato. Inoltre tale prodotto non è stato importato in Italia ma sequestrato allo "stato estero", in quanto solo transitato per il trasbordo da un vettore all'altro, poiché diretto in Africa".
I legali del pastificio annunciano battaglia e presentano ricorso in cassazione, annunciando che "la situazione verrà presto chiarita".
Siamo nel pieno della battaglia, insomma, che si annuncia chiaramente spinosa e che potrebbe creare un precedente per quanto riguarda la complessa questione della contraffazione del prodotto italiano, volgarmente detta "italian sounding". Il paradosso di copiarci da soli.