VENERDÌ 27 DICEMBRE 2024




Medicina

Oggi con il dr. Antonio Coppola parliamo di epatite B

I sintomi, le cause, come curarla, la prevenzione

di Red
Oggi con il dr. Antonio Coppola parliamo di epatite B

L’Epatite B si trasmette attraverso l'esposizione a sangue infetto o a fluidi corporei come sperma e liquidi vaginali, inoltre può essere trasmessa dalla madre infetta al neonato.

Il virus dell'epatite B non può essere trasmesso attraverso il contatto casuale quali la condivisione di posate o bicchieri, l'allattamento, baci, abbracci, tosse o starnuti. Il virus è in grado di sopravvivere fino a 7 giorni nell'ambiente.

La malattia inizialmente provoca un'infezione acuta del fegato, che può evolvere in 3 modi diversi:
- completa guarigione con acquisizione dell'immunità dall’infezione (circa il 90% dei casi)
- epatite fulminante con mortalità del 90%; può richiedere il trapianto di fegato (evenienza rarissima)
- il 5-10% diventa portatore cronico del virus. Tra questi, il 20-25% sviluppa un'epatite cronica attiva che può evolvere in cirrosi epatica e carcinoma epatocellulare.

Nei restanti casi il virus persiste nel fegato ma non provoca danno epatico; può rimanere in questo stato anche tutta la vita, senza provocare danni.

Nel caso l'infezione coinvolga un bambino, lo sviluppo di un’infezione cronica avviene con una frequenza variabile tra l'80 e il 90% dei casi nel primo anno di vita e nel 50-60% nel caso in cui l’infezione venga acquisita fra 1 e 6 anni.

L'infezione si può prevenire con la vaccinazione. Tutti i casi devono essere immediatamente notificati alle autorità di sanità pubblica.

Epatite B, come avviene il contagio

Il contagio dell’epatite B avviene:

- per via parenterale, cioè con il contatto su mucose o ferite di sangue infetto, con lesioni accidentali da aghi e altri taglienti infetti, strumentario medico chirurgico non opportunamente sterilizzato e talvolta (evenienza assai rara oggi, dal momento che si fanno controlli sierologici) con la pratica delle emotrasfusioni;

- per via parenterale inapparente attraverso l'uso di oggetti che possono creare microtraumi cutanei, per esempio rasoi e forbici da unghie, infetti;

- per via sessuale (attraverso rapporti sessuali di ogni tipo) con persona con infezione da HBV;

- per via transplacentare e perinatale, al neonato da parte di madre infetta.

Sintomi dell’epatite B

sintomi della forma acuta dell'epatite B si manifestano solitamente dopo circa tre/sei mesi dal contatto con il virus.

In molti casi l’infezione acuta da HBV può decorrere in modo totalmente asintomatico.
La presenza o meno dei sintomi dipende dall'età in cui l’infezione viene contratta: sono sintomatici < 1% dei bambini al di sotto dell'anno di età, 5-15% tra 1 e 5 anni, 30-50% al di sopra dei 5 anni di età.

Quando l’epatite acuta è sintomatica possono comparire:

- Affaticamento, malessere generalizzato
- Nausea, vomitoe perdita di appetito
- Dolori muscolari
- Dolori e disagio addominale, specialmente nell'area del fegato
- Ittero(dovuto ad un aumento della bilirubina nel sangue per ridotta eliminazione per via enterica) a cui si associa la comparsa di feci biancastre (acoliche) e urine di colore scuro (eliminazione della bilirubina per via renale)
- Prurito
- Dolori alle articolazioni

Quando presenti, i sintomi della fase acuta durano per un paio di settimane, in alcuni casi è necessario il ricovero in ospedale.

Alcuni pazienti possono avere una malattia più grave del fegato (insufficienza epatica fulminante) e possono morire a causa di essa.

Nella forma cronica l’epatite B è asintomatica, solo quando il danno al fegato diventa grave possono comparire i sintomi della cirrosi epatica, il quadro clinico più grave della epatite cronica da HBV. Questa infezione aumenta l'incidenza di carcinoma epatocellulare (tumore del fegato).

Diagnosi di Epatite B

La diagnosi di epatite B si pone con l’esecuzione di un prelievo ematico e il riscontro dell’innalzamento delle transaminasi, che possono arrivare ad un livello superiore a 2.000-3.000 UI/L nelle fasi acute iniziali ma in seguito, nella fase cronica, può essere solo lievemente superiore ai valori normali (fino a 30-35 UI/L).

Altro valore alterato è quello della bilirubina sia nella sua forma diretta sia indiretta. Questi sono segni di sofferenza epatica generica, per porre poi, diagnosi d’infezione da virus dell’epatite B si esegue la ricerca dei marcatori virali specifici nel sangue. Si ricercano antigeni virali (proteine prodotte dal virus) o anticorpi prodotti dal soggetto ospitante. L'interpretazione di questi test è complessa.

L'antigene di superficie dell'epatite B (HBsAg) è quello più usato per individuare la presenza di questa infezione, essendo il primo antigene virale ad apparire. Se l’infezione cronicizza questo antigene continua a rimanere rilevabile nel sangue, se invece si arriva alla guarigione, l’HBsAg (l’antigene di origine virale) scompare e compaiono gli anticorpi specifici, l’HBsAb.

Il virus contiene al suo interno una "particella core" che racchiude il genoma virale, conosciuta come antigene core dell'epatite B o HBcAg. La rilevazione degli anticorpi specifici verso questo antigene documentano l’avvenuta infezione da HBV; nella fase acuta dell’infezione sono presenti anticorpi di classe IgM verso la proteina core, gli anti-HBc IgM.

Dopo la comparsa di HBsAg, un altro antigene chiamato (HBeAg) può essere rilevato. Solitamente, la presenza di questo antigene è associata a tassi più alti della replicazione virale e quindi maggior infettività, ma esistono alcune varianti del virus che non producono antigene "e" e quindi questa regola non è sempre vera.

Oltre alla rilevazione degli antigeni e anticorpi descritti si può ricercare direttamente il virus dell’epatite da HBV, l’HBV-DNA. Questo test viene utilizzato per valutare se presente la replicazione virale per monitorare l’efficacia di un eventuale trattamento.

Una persona con l’infezione cronica mantiene la presenza dell’HBsAg; in quelli che guariscono scompare l’HBsAg e compaiono gli anticorpi anti-HBs. In entrambi questi casi sono rilevabili gli anticorpi anti-HBc, che indicano l’avvenuto contatto con il virus.

Le persone vaccinate hanno la presenza degli anticorpi anti-HBs e non gli anticorpi anti-HBc; la vaccinazione avviene solo con l’antigene HBsAg ed i vaccinati non hanno il marcatore del contatto con il virus che è l’HBcAb.

Come si cura l’epatite B

Questa infezione generalmente in fase acuta non richiede una terapia se non sintomatici e idratazione adeguata. La maggior parte degli adulti è in grado di eliminare l’infezione spontaneamente; viene utilizzato un precoce trattamento antivirale nei pazienti il cui contagio avviene con un decorso molto aggressivo (epatite fulminante) oppure per soggetti immunocompromessi.

Le persone con infezione cronica che presentano elevati valori di transaminasi segno di danno epatico, sono candidati alla terapia.

Nessun farmaco attualmente disponibile può eliminare l'infezione; alcuni possono bloccare la replicazione virale, riducendo così al minimo i danni al fegato.

Attualmente, ci sono sette farmaci autorizzati per il trattamento dell'infezione da virus dell'epatite B.

Questi trattamenti riducono significativamente la replicazione virale nel fegato seppure alcuni pazienti risultano essere più responsivi rispetto ad altri e questo potrebbe essere dovuto al diverso genotipo del virus o a caratteristiche dell’individuo stesso.

In caso di esposizione all’HBV vi è indicazione ad eseguire una profilassi passiva entro 24-72 ore dall’esposizione con immunoglobuline anti-HBV ovvero anticorpi diretti contro il virus e cominciare la vaccinazione completa.

La trasmissione da parte delle mamme con infezione da HBV ai bambini al momento del parto è un’importante modalità di diffusione dell’infezione. Tutte le donne in gravidanza devono essere sottoposte al test per valutare se siano infette dall’HBV.

bambini nati da madri malate di epatite B devono essere trattati con immunoglobuline anti-HBV e devono iniziare la vaccinazione. Se gli anticorpi vengono somministrati entro dodici ore dalla nascita, il rischio di contrarre l’infezione viene ridotta del 90%. La somministrazione di immunoglobuline e la vaccinazione del neonato consente inoltre a una madre con infezione da HBV di allattare il suo bambino in modo sicuro.

Epatite B e prevenzione: il vaccino

La prevenzione dell’epatite B è data dalla vaccinazione. L’applicazione della L.165 del 27/05/1991 ha imposto l’obbligo della vaccinazione antiepatite B a tutti i nati a partire dal 1979 e vi è una la forte raccomandazione per i gruppi di popolazione a maggior rischio d’infezione (tossicodipendenti, conviventi di portatori cronici, personale sanitario, operatori di pubblica sicurezza, persone che necessitano di numerose trasfusioni di sangue, individui in dialisi, ecc.). Ciò ha determinato una significativa diminuzione dell’incidenza dei casi di Epatite B.

Il vaccino attualmente in uso è prodotto con tecniche di ingegneria genetica; si è dimostrato sicuro ed efficace e fornisce immunità di lunga durata. Contenendo solo una parte del virus, non è assolutamente in grado di produrre la malattia, ma è sufficiente ad indurre la risposta del sistema di difesa dell'organismo.

Si somministra per iniezione intramuscolare (nel deltoide), da solo o insieme ad altre vaccinazioni.

Il vaccino è somministrato, ai bambini, in tre dosi al terzo, quinto e undicesimo mese di vita.
Anche per gli adolescenti e gli adulti la vaccinazione prevede 3 dosi, di cui la seconda dopo un mese dalla prima e la terza dopo 6 mesi.

In questi ultimi prima della somministrazione del vaccino è necessario eseguire un controllo pre/vaccinale con ricerca di anticorpi anti HBsAg.

Ai bambini nati da madre infettata dal virus dell'epatite B, è necessario somministrare la prima dose entro 12 ore dalla nascita contemporaneamente all'iniezione, in altra zona del corpo, delle immunoglobuline specifiche anti-HBs. La seconda dose sarà somministrata ad un mese di distanza dalla prima e le successive, in genere, in occasione della vaccinazione esavalente, seguendo il normale calendario vaccinale.

Il Decreto Ministeriale del 20/11/2000 “Protocollo per l’esecuzione della vaccinazione antiepatite B” ricorda che la protezione conferita dalla vaccinazione, dopo dimostrazione di risposta misurabile al termine del ciclo primario, permane anche in assenza di anticorpi a titolo dosabile.

La vaccinazione contro l’epatite B è in genere ben tollerata. Raramente può apparire una reazione locale (arrossamento, fastidio, gonfiore) sul punto dell’iniezione. Reazioni generali come mal di testa, stanchezza o febbre sono ancora più rare e scompaiono in 1-3 giorni.

Il vaccino dell’Epatite B non deve essere somministrato a individui con ipersensibilità nota ai componenti del vaccino o a soggetti che hanno manifestato segni di ipersensibilità a seguito di precedenti somministrazioni dello stesso.

Trattandosi di un vaccino costituito semplicemente da un componente del virus, può essere somministrato anche alle donne incinte e a persone con immunodepressione.
Il vaccino è offerto gratuitamente a tutta la popolazione presso i centri vaccinali distribuiti sul territorio italiano e può essere acquistato nelle farmacie.

 


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23-11-2023 10:24:00 © RIPRODUZIONE RISERVATA