Ha pianto. "Non volevo uccidere Nicholas". Si era avvalso della facoltà di non rispondere. Poi davanti al magistrato Maurizio Apicella, ieri mattina, ha voluto raccontare la sua verità su quella lite in strada finita nel sangue, con la morte di un ragazzo di 17 anni. Durante l'interrogatorio il diciottenne, accusato dell'omicidio di un ragazzo che ha visto crescere, racconta tra le lacrime di una lite scoppiata per caso. Di un incontro a Via Vittorio Veneto quando un'auto, in cui accanto alla vittima c'era il cugino Carlo Langelotti, passa accanto allo scooter. Nei fili che riavvolge, il giovane prova a difendersi dall'accusa di avere messo in atto quelle minacce di morte di cui Nicholas aveva parlato alla zia. Per Maurizio Apicella è avvenuto tutto casualmente e ha colpito per difendersi. Nella sua ricostruzione Carlo Langelotti lo avrebbe aggredito e lui l'ha colpito. Poi ha visto Nicholas di Martino che litigava con Ciro di Lauro e l'ha ferito alla gamba. Una coltellata che gli ha reciso l'aorta addominale. Ma il suo avvocato, Taormina, punta anche a sostenere che nella morte del diciassettenne ci sia una responsabilità dei medici dell'ospedale San Leonardo. Arrivato al pronto soccorso di Castellammare con l'auto del cugino, secondo la difesa per salvarlo sarebbe bastato un laccio emostatico e delle trasfusioni. Per portare avanti questa linea la famiglia di Apicella, figlio di un ras di Gragnano, ha nominato un perito di parte. Fissata per domani mattina l'autopsia solo dopo ci saranno i funerali di Nicholas in forma privata e blindati. Nel frattempo amici e parenti della vittima hanno aperto una pagina Facebook "Giustizia per Nicholas" in cui invitano tutti a postare foto e messaggi sul ragazzo.
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