LUNEDÌ 16 SETTEMBRE 2024




L'inchiesta

Mozzarella con la soda caustica, arrestati imprenditori e chiuso caseificio a Santa Maria la Carità

Ai domiciliari i fratelli di Lettere, Vincenzo e Antonio Croce accusati di adulterare il latte avariato

di Redazione
Mozzarella con la soda caustica, arrestati imprenditori e chiuso caseificio a Santa Maria la Carità

Mozzarelle al veleno. Latte conservato per giorni anche quando il caldo diventa insopportabile. E poi per togliere quella puzza e quel sapore di rancido bastava buttarci dentro soda caustica. Ci sono anche i fratelli Vincenzo, di 62 anni, e Antonio Croce di 49 anni con il loro caseificio a Santa Maria la Carità nell’inchiesta della Guardia di Finanza che ha portato all’incredibile scoperta su prodotti che portavano anche il marchio dop. I due fratelli di Lettere, finiscono nei guai, in quanto amministratori di fatto del caseificio Sorrentino lungo la strada che porta da Castellammare a Santa Maria. I due ora sono agli arresti domiciliari come un’altra coppia di fratelli Salvatore e Luca Bellopede, imprenditori noti in tutta la Campania per la loro etichetta di qualità. Scattati i sequestri alle cinque aziende coinvolte. Dalle indagini è emerso che i due fratelli di Lettere tra la primavera e l’estate del 2015 erano soliti adulterare il latte che compravano con soda caustica per poi rivenderlo al Caseificio di Bellopede e ad un’altra azienda di Frattaminore. Secondo gli esperti questo additivo è vietato in quanto di per sé fa male alla salute, ma anche perchè aumenta la carica batterica già presente nella mozzarella e maschera l’esistenza di organismi patogeni che possono fare male alle persone. Latte avariato quindi trattato con la soda caustica per produrre la mozzarella di bufala dop, ma anche venduto ai caseifici malgrado fosse stato munto da capi bufalini affetti da Tbc (tubercolosi).
Altre cinque misure cautelari emesse dal gip del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere sono state poi notificate ai titolari di un grosso allevamento bufalino di San Potito Sannitico, che per gli inquirenti avrebbero venduto il latte delle bufale malate di Tbc animale nonostante i capi fossero sottoposti alla profilassi dell'Asl di Caserta.
"L'indagine - ha detto il procuratore di Santa Maria Capua Vetere, Maria Antonietta Troncone - concerne vicende circoscritte ai soggetti coinvolti che dimostrano che il circuito di controlli funziona bene. Non bisogna criminalizzare un intero settore produttivo". "Il Consorzio è parte lesa - ha sottolineato il presidente del Consorzio di Tutela della Mozzarella di Bufala Dop Campana Domenico Raimondo - difenderemo il buon nome degli associati e la reputazione del nostro prodotto anche costituendoci parte civile nell'eventuale processo".
L'indagine ha accertato come i Bellopede - la cui azienda ha un fatturato di circa 8 milioni di euro annui - vendano mozzarella in tutta Italia. L'export riguarda l'Europa e gli Usa con l'uso illecito del marchio del Consorzio facendo passare per dop prodotti che non in realtà lo erano; in particolare, per produrre la famosa mozzarella dop, ricorrevano in modo massiccio, così come gli altri imprenditori coinvolti, all'utilizzo di latte di mucca e non di quello di bufala, come prescritto dalla normativa di settore. Il latte veniva conservato anche per 7-8 giorni, quindi veniva trattato con la soda caustica per abbattere la carica batterica e farlo passare indenne alle analisi di laboratorio; dopo veniva effettuata la miscelazione con il latte di bufala e si passava alla pastorizzazione, processo ad alte temperature che dovrebbe uccidere i batteri, anche se non c'è certezza che tutti muoiano, con rischi concreti per i consumatori. Particolarmente eloquenti le intercettazioni, come quelle riguardanti i fratelli Bellopede: "Pure se lo quagliamo - dice Salvatore riferendosi al latte - si sente puzza, si fa a parte e ci mischiamo un po' di soda dentro"; "se lo scremi - aggiunge Luca - la puzza si toglie dalla pasta". In un'altra telefonata, un dipendente di Bellopede dice al venditore del latte appena acquistato: "Un'altra volta con la puzza di bruciato dentro...l'hai mischiato il latte, non è quello là. Il latte ha assai acidità"; il venditore risponde: "eh...il latte ha sei giorni, hai capito". 


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11-02-2017 13:08:00 © RIPRODUZIONE RISERVATA