Può sembrare una banalità ma, almeno sui prodotti freschi come mozzarella e gli altri formaggi, i salumi, la carne, il pesce o l’olio, non bisogna badare al risparmio. Magari mangiarne o consumarne di meno ma ogni volta che si comprano, bisogna sceglierli di altissima qualità. E’ questo il messaggio che emerge al termine di una intervista con il titolare di una storica salumeria di Castellammare. Un esercizio commerciale dove, fra banco frigo e scaffali, i prodotti firmati dai marchi tipici della grande distribuzione trovano uno spazio ridotto per lasciare il posto a quelli di nicchia. Che magari conoscono in pochi, che non prevedono formati famiglia, che costano molto di più, ma che vengono realizzati senza additivi chimici o alterazioni industriali. Ma lo stesso salumiere, che preferisce non identificarsi, ammette che nella frode della mozzarella al veleno, quella dei Bellopede e del caseificio Sorrentino di Santa Maria la Carità, qualsiasi rivenditore sarebbe potuto cadere. “Nemmeno tagliando un bocconcino – dichiara – si possono notare anomalie. Le mozzarelle, sia di bufala sia fiordilatte, a meno che non arrivino rancide, si presentano bianche e perfette. La soda caustica – commenta – che viene usata persino per pulire le toilette elimina qualsiasi odore sospetto. Io non mi sono mai rifornito dai fratelli Croce, così come da nessun altro produttore che propone alimenti freschi ma a basso costo. Voglio la tracciabilità e la garanzie e queste hanno un prezzo”. A Castellammare la psicosi da mozzarella non sembra che ci sia stata a differenza di quando scoppiò il disastro terra dei fuochi. “All’epoca – ricorda il salumiere – non è bastata nemmeno la selezione dei miei prodotti per scongiurare il calo delle vendite delle bufale aversane. Dovetti chiudere i rapporti con un fornitore, che sapevo rispettabile, e sceglierne uno di Paestum” Eppure a capo di questa organizzazione, stanata dalla guardia di finanza di Caserta con l’operazione Aristeo, c’era chi, del consorzio mozzarella di bufala campana, aveva fatto una bandiera. “Il consorzio ha responsabilità limitate – precisa – Se il segretario di un partito politico ruba, non è detto che tutti gli iscritti siano dei banditi”. Dietro queste frodi, secondo il titolare del negozio di alimentari, può nascondersi la lotta per la sopravvivenza in un mercato spietato, saturo di competitor. Un mercato in cui le picole imprese non sono tutelate dallo Stato, anzi, sono vessate da una pressione fiscale talvolta asfissiante. Il salumiere però sottolinea: “Non si giustifica in alcun modo attentare alla salute dei consumatori frodando gli alimenti, specie la mozzarella largamente consumata anche dai bambini”. Sotto la lente di ingrandimento anche il pane, nel cui business c’è anche la camorra: “Se la provola veniva affumicata dando i volantini e i cartoni in pasto alle fiamme, il pane, in alcuni casi, soprattutto a Napoli, si cuoce bruciando anche scarti di bare. Una combustione altamente tossica”. Attenzione anche all’olio. “Se un chilo di mozzarella di bufala d.o.p. deve superare almeno i 10 euro al chilo, l’olio extra vergine di oliva italiano non può comparire sugli scaffali a meno di 8 euro al litro, così come i salumi. Sui prodotti freschi, sulla carne e sul pesce – avverte – bisogna diffidare dalle offerte speciali. I costi elevati di un alimento sono una prima garanzia di qualità ma non è sufficiente. Per non avere dubbi – conclude - bisogna affidarsi all’esperienza e alle selezioni dei prodotti fatti da salumiere, macellaio e pescivendolo di fiducia”.