Le buste di soda erano lì sul pavimento. Quando i finanzieri sono entrati nel caseificio al confine tra Castellammare e Santa Maria la Carità hanno trovato quelle buste a terra, come si aspettavano. Di soda caustica, infatti, i militari avevano già sentito parlare nelle intercettazioni delle telefonate tra gli imprenditori coinvolti nell’inchiesta sul latte adulterato. Il detersivo utilizzato per lavare i pavimenti sarebbe finito nella mozzarella per togliere la puzza di latte avariato, vecchio di almeno sei-sette giorni. Un’indagine che ha ricostruito la rete di contatti tra i fratelli Croce, di Lettere, e i fratelli Bellopede tra i più famosi produttori di mozzarella di bufala dop. Sequestrati tutti i prodotti delle cinque aziende coinvolte ad analizzarli adesso è l’Asl che dovrà dire cosa c’è dentro. Del resto i Croce avevano costruito un vero impero a via Madonna delle Grazie, ora sotto sequestro. Il caseificio ha rifornito nel tempo molte salumerie e supermercati della zona. Illuminati sono già secondo i magistrati di Santa Maria Capua Vetere i dialoghi registrati dagli inquirenti. «La mozzarella è venuta dura come pietra, non si può mangiare»: è uno dei commenti agli atti. “Il latte fa schifo, non è che ci hai messo la soda?” chiede un piccolo caseificio ad uno dei fratelli che da Lettere avevano acquisito il caseificio a Santa Maria per ingrandirsi. La loro, Croce-Vicedomini, è una famiglia che ha una storia nel settore, con una svolta negli anni ottanta quando cominciano a distribuire i loro prodotti in tutta la Campania. Fino al passaggio di consegne ad Antonio e Vincenzo Croce, agli arresti domiciliari da venerdì. Ma quando i finanzieri hanno fatto irruzione nelle strutture tra il casertano e la zona stabiese, hanno fatto un’altra incredibile scoperta. bloccano il camion pieno di latte, dal silos fuoriesce liquido che ribolle. Una situazione che incuriosisce i militari che, in quel momento, già indagano sulla frode della mozzarella Dop. «Il latte è vecchio, sta fermentando, per questo ribolle e fuoriesce dalle guarnizioni»: l’autista, supertestimone dell’inchiesta «Aristeo», dopo le prime reticenze, si convince a collaborare con la procura e ricostruisce uno scenario inquietante, alla base degli accertamenti che hanno portato all’arresto di Salvatore e Luca Bellopede, Vincenzo e Antonio Croce, amministratori della «Casearia Sorrentino» di Santa Maria La Carità, e Gennaro Falconiero, responsabile del «Caseificio San Maurizio», con sedi a Frattaminore e a Orta di Atella. Per tutti loro oggi ci sono gli interrogatori di garanzia nei quali dovranno spiegare ai giudici la loro versione dei fatti. Ma intanto l’immagine del latte che ribolle è impressionante almeno quanto quella dell’affumicatoio del caseificio Bellopede dove venerdì, dopo il sequestro, si è scoperto che la provola veniva affumicata bruciando cartoni e volantini, contenente colla, al posto dei trucioli e della paglia previsti dalla legge. E, quando arriva latte troppo vecchio, inutilizzabile per i prodotti freschi, lo si getta nei tini destinati ai formaggi stagionati: «Mettilo dentro il caciocavallo». Ma, soprattutto, gli indagati fanno chiaro riferimento alla soda durante le conversazioni registrate e sembra che la prassi, benché vietata, fosse in realtà un trucco noto, una sorta di segreto di Pulcinella per gli operatori del settore, tollerato ma mai provato. I Bellopede, per la procura, avrebbero acquistato consapevolmente quel latte «corretto» alla soda proprio dai fratelli dei caseificio Sorrentino, ma altri clienti annullano gli ordini.