Le suore si sono chiuse dentro. Una ribellione per paura di perdere il monastero. La rivolta di ieri delle anziane monache di clausura di Ravello è diventata una storia che stanno seguendo in molti e non solo in Campania.
"Il monastero Santa Chiara di Ravello non è stato mai soppresso né estinto. In esso sta avvenendo un avvicendamento delle religiose che da tre passano a quattro; una è infermiera che si prenderà cura della sorella più anziana di 97 anni". Lo ribadisce all'AGI il commissario straordinario del monastero, padre Giorgio Silvestri, che ieri ha introdotto tre nuove consorelle nel monastero di clausura tra i più antichi di Italia. Questo il suo racconto rispetto al fatto che le monache impegnate in una battaglia con la Curia ieri si sono chiuse dentro.
Le tre suore residenti per due volte ieri hanno impedito l'accesso al monastero al commissario con suor Damiana Ardesi, presidente delle Clarisse Urbaniste d'Italia; solo al terzo tentativo hanno aperto le porte del convento.
Il sindaco di Ravello, Paolo Vuilleumier, che abita poco distante dal monastero, era presente quando padre Giorgio e i suoi assistenti, un tecnico e un altro prelato, hanno convinto le suore ad aprire. E' da almeno due anni che il monastero di Ravello, ritenuto tra le più antiche fondazioni francescane femminili in assoluto, documentata a partire dalla seconda meta' del XIII secolo, è a rischio soppressione.
La scorsa primavera le ultime tre monache rimaste avevano scritto a Papa Francesco offrendogli in dono tutte le proprieta' del monastero per la sua carita'. Il 25 giugno dal Vaticano il Sostituto per la Segreteria di Stato era stato incaricato dal Pontefice di comunicare alle monache l'accettazione della donazione. Due delle tre suore sono state trasferite in tre diversi monasteri italiani.
Suor Massimiliana è andata a Orvieto, suor Angela in una località marchigiana, mentre ad assistere l'inferma suor Maria Cristina (l'unica a rimanere nel monastero in cui vive da ben 68 anni) è arrivata una suora con mansioni di infermiera. Il patrimonio immobiliare del monastero, valutato tra i 50 e i 60 milioni di euro, passerà direttamente alla Santa Sede che ne determinerà il futuro.