Ha scritto a Mattarella. Poi è morto di Covid. Un medico di base si era rivolto al Capo dello Stato: “Mi chiedo come sia possibile che ammalarsi di covid non venga considerato come un infortunio sul lavoro”.
Mario Avano è una vittima di questa epidemia, contagiato mentre assisteva i suoi pazienti a Barra. Aveva 66 anni. In tutta Italia, da marzo, il virus Sars-Cov-2 ha contagiato quasi 30mila professionisti sanitari; tra questi, sono oltre 260 i medici deceduti.
Avano lavorava come medico di famiglia, era specializzato in endocrinologia. È deceduto lo scorso weekend. Dopo un mese di ricovero, era tornato a casa alla fine di novembre. Fino alla morte di pochi giorni fa.
In una lettera indirizzata al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il dottor Avano aveva chiesto di inserire il covid negli infortuni sul lavoro. “Ho svolto il mio lavoro sempre all'insegna della massima disponibilità per gli altri scevra da interessi personali. Nella mia stanza di ospedale c’erano altri tre sanitari affetti dallo stesso problema ed ognuno ha spiegato le modalità del suo contagio. Le terapie effettuate presso l'ospedale Cardarelli di Napoli da personale molto qualificato e soprattutto di una umanità che era in sintonia con le terapie, ci ha permesso di ritornare agli affetti familiari, alle nostre case pur con gli esiti di questa malattia così grave”.
Dopo la sua morte a rendere pubblica la sua lettera sono state le figlie. “Non credo che questo sia giustizia per una categoria così esposta, e così poco tutelata da chi ne aveva il dovere – aveva scritto Mario nella lettera -. Spero che questa ingiustizia venga risolta”.
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