GIOVEDÌ 21 NOVEMBRE 2024




L'intervento

Locali senza dipendenti, Pasquale Somma: 'Condizioni di lavoro peggiorate, difendo il reddito di cittadinanza'

La risposta agli imprenditori: 'I giovani non sono fannulloni'

di Pasquale Somma
Locali senza dipendenti, Pasquale Somma: 'Condizioni di lavoro peggiorate, difendo il reddito di cittadinanza'

Oggi sembra che essere poveri sia diventata una colpa e ancora peggio un sinonimo di essere sfaticati, e bamboccioni. E i poveri di cui parlo non sono i senzatetto o gli immigrati ma sono i giovani italiani e in particolare quelli che definiscono “terroni”, i giovani del sud, in questi giorni “sotto accusa” dal tribunale mediatico e degli imprenditori come disonesti: percepiscono il reddito di cittadinanza e non vogliono lavorare! Una questione simile era già alla ribalta prima della pandemia, perchè nessun giovane voleva lavorare come bracciante da mandare nei campi per 12 ore e retribuire con qualche buono e un po’ di frutta. Adesso a farne le spese sono i “camerieri” perchè il Reddito di cittadinanza ha reso tutti più sfaticati. Sono d’accordo sul fatto che andrebbe gestito meglio soprattutto se ci fossero più controlli. Ma teniamo presente che in molti stati europei esiste da tempo una forma di sostegno ai redditi bassi. Ora ammettiamo che il RdC è diventato il pretesto per attaccare i “5 stelle” che lo hanno battezzato, e riconosciamo che ancora una volta stiamo dando prova di essere un popolo corrotto perché cerchiamo in ogni modo di raggirare le leggi a nostro vantaggio e ci sono tanti faccendieri che ad ogni occasione si trasformano in avvoltoi. Credo che il RdC sia una buona cosa e meriterebbe un dibattito più serio , magari provando a trasformarlo in Reddito Universale , presente in tutti i paesi civili . Andare verso la sua completa abolizione sarebbe un grave errore soprattutto in questo momento storico particolare che con la pandemia è ancora più necessario. La questione è ovviamente molto più complessa e determinata da molti fattori. Dalla mia esperienza giovanile, ammetto che “l’extra a nero” a miei tempi mi faceva comodo, anche se 50 euro per 12 ore di seguito come cameriere era davvero poco, 4,16 euro all’ora. Oggi siamo di fronte a dei fattore sottovalutati come quello del calo demografico, alla mancanza della formazione professionale, per non parlare della fuga verso l’estero alla ricerca di isole felici che offrono condizioni migliori dell’Italia. Sui social mi sono accorto che è molto più semplice puntare il dito contro il sussidio anti-povertà che riflettere sulle pessime condizioni di lavoro che vengono proposte. Ma perché non riconosciamo che questo RdC potrebbe risultare una sorta di “salario minimo” soprattutto per i giovani? In parte già si verifica con il servizio civile volontario che per molti enti rappresenta una vera e propria occasione di tirocinio lavorativo e bacino per attingere a valide risorse umane. E non sono d’accordo su quello che si sta raccontando in giro: oggi i giovani percettori di Reddito di cittadinanza chiedono di lavorare in nero per mantenere il sussidio. Non è vero che ci sono così tanti giovani a usufruirne. I giovani fannulloni, spaesati e opportunisti ci sono. Come esistono gli adolescenti che abbandonano la scuola e gli approfittatori ma facciamo attenzione a generalizzare. La crisi del lavoro è sempre più grave e le condizioni dei lavoratori peggiorano. E il 30 giugno scadrà, per molte categorie di lavoratori, il divieto di licenziamenti introdotto per limitare le ricadute della pandemia. Occorre, dunque, ripartire da alcuni punti fermi: la stabilità del posto di lavoro e la corrispondenza contrattuale con le mansioni effettivamente svolte (a cominciare dai settori della logistica e dell’agricoltura), il diritto a un salario minimo determinato per legge (incomprensibilmente osteggiato anche dai sindacati), il controllo contrattuale sulle condizione di lavoro, sugli orari, sulla tutela della salute. Lavorare meno per lavorare tutti! Non è soltanto uno slogan ma l’orizzonte indispensabile per una riorganizzazione del lavoro e il suo rapporto con la società. E se la piena occupazione non tornerà più e se, comunque, il lavoro avrà un andamento altalenante, affiancare o sostituire al salario altre forme di reddito è una strada obbligata per assicurare a tutti e tutte condizioni di vita dignitosa e per consentire ricerca e invenzione di nuovi lavori.
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06-06-2021 16:01:00 © RIPRODUZIONE RISERVATA