Sessanta secondi di immagini struggenti, per lasciare "il Paradiso" e scendere sulla terra così da vivere e condividere in mezzo agli uomini l’alba di un nuovo mondo, che dopo la pandemia legata al Covid-19 non sarà più lo stesso, neppure per la pubblicità, figuriamoci per il caffè.
Questa la scelta della Lavazza l’azienda torinese che in questa giorni è on air con lo spot “Good Morning Humanity” di cui tanto si discute.
Sessanta secondi di immagini struggenti ma anche di speranza che vengono sapientemente miscelate con le parole del celebre discorso all’umanità pronunziate da Charles Chaplin nel film “il grande dittatore”, tanto da far sembrare queste ultime scritte apposta per questo spot, il tutto condito dalle musiche di Ezio Bosso, un inno alla vita; e poco importa se alla fine la retorica la fa da padrona.
Sessanta secondi per cavalcare l’onda del momento, quello in cui il mondo è alla disperata ricerca di certezze, e dove anche uno spot può essere utile alla causa; probabilmente è quello che avranno pensato alla Lavazza, che così, in un colpo solo, riesce a mandare in pensione vecchi stereotipi legati ad un modello di pubblicità obsoleto, utilizzando Good Morning Humanity come spartiacque e ponte per il futuro.
Poi ad essere cinici bisognerà ammettere che Lavazza ha già raggiunto un obiettivo, forse quello più importante, ritornare a far parlare del suo brand, ridefinendo con questo nuovo storytelling il suo posizionamento da tempo ancorato ad un target ormai fuori moda.
Intanto l’hashtag #Lavazza è al primo posto dei trend topic, segno che la gente ne parla.