Un nome in testa non ce l’ha. E sicuramente non sarà il suo. Guardando avanti Nicola Cuomo vede solo il vuoto. Nessuna ricandidatura per l’avvocato né sotto la bandiera del Pd né senza. “Il Pd ho contribuito a fondarlo, non lo dimentico, ma oggi che fine ha fatto?” Più che risposte l’ex sindaco di Castellammare ha in mente tante domande, quelle che sono rimaste in sospeso fino a oggi. Mesi in cui ha aspettato, in silenzio assoluto, dal suo partito un segnale che ancora non ha avuto. “Dico agli stabiesi che io ho messo la parola fine al clientelismo, che ci aveva portato nel baratro”. Se il nome del suo successore a pochi mesi dal ritorno alle urne ancora non c’è, Cuomo ha scritto da tempo nel suo libro nero i nomi di chi lo ha tradito. “Mi aspetto che i quattro consiglieri comunali che mi hanno mandato a casa, alleandosi con il centrodestra, siamo espulsi, il Pd si comporti da partito. Prenda delle decisioni come ho fatto io da sindaco”. Invece a Cuomo è toccato vedere Francesco Iovino, Rodolfo Ostrifate, Francesco Russo, Rosanna Esposito al tavolo della segreteria durante il congresso cittadino. Un boccone amaro da buttare giù, solo l’ultimo in ordine di tempo. Ma le parole più dure Cuomo le riserva al Pd regionale, chiuso in un silenzio sulla strategia in campo per arrivare alla prossima candidatura a sindaco. Il leader manca, nonostante il tempo che passa. Castellammare è in ritardo rispetto agli altri comuni al voto. Niente leadership per il partito che ancora non ha metabolizzato gli scontri che hanno portato alla fine dell’amministrazione a due anni dal voto. “Sono scattate le vendette personali, io non ho niente da rimproverarmi”. Anzi Cuomo rivendica risultati e sfida il suo predecessore Luigi Bobbio: “Sono state le mie denunce a scoperchiare la pentola del malaffare su Multiservizi, hanno minacciato di portarmi in Tribunale, nel frattempo a finirci sono stati loro”.