LUNEDÌ 16 SETTEMBRE 2024




Il fatto

L'affare droga in Abruzzo, chiuso il cerchio sui boss dei Lattari e i Narcos di Castellammare

Concluse le indagini, a finanziare i capi Gargiulo e Di Lorenzo. Gli stabiesi acquistarono i semi

di Redazione
L'affare droga in Abruzzo, chiuso il cerchio sui boss dei Lattari e i Narcos di Castellammare

Un affare esportato dai Monti Lattari fino in Abruzzo. Trentamila euro era costato l'investimento ai Narcos di Castellammare e Gragnano per creare un business che credevano al riparo dai controlli degli investigatori. E, invece, sono state delle telefonate intercettate a fare aprire inchiesta ora arrivata ad una svolta. Hanno ricevuto un avviso di conclusione indagini le dodici persone dell'organizzazione. Per la Dda era la camorra a gestire la produzione della droga. A finanziare l'operazione i due boss dei Lattari Ciro Gargiulo e Antonino Di Lorenzo. Era toccato, invece ai due stabiesi Romeo Pane e al genero Antonino Criscuolo, comprare i semi da cui era partito tutto. Avevano individuato la Marsica come luogo ideale per coltivare marijuana fingendo si trattasse di mais. Una trasferta in un posto in cui si sentivano al sicuro, ma sono stati scoperti ed arrestati dai carabinieri e ora per i 12 indagati è arrivato il momento della stretta giudiziaria: sette tra Casola, Lettere e Castellammare, tra i quali due narcos del clan dei Monti Lattari, e una donna di Luco dei Marsi. Diodato Di Martino, 41 anni di Casola, come Antonino  Di Lorenzo, 66 anni, Ciro Gargiulo 55 anni di Lettere, Carmine Di Lorenzo 22 anni figlio di Antonino, Romeo Pane 57 anni di Castellammare, Antonino Criscuolo 29 anni anche lui stabiese, Pasquale Di Nola 70 anni di Gragnano e Anna Di Gregorio Scotto, l'unica donna di Luco di Marsi.  L'operazione si ricollega al sequestro del 28 settembre 2016, quando i militari scoprirono una coltivazione di marijuana nelle campagne di Luco dei Marsi, camuffata da piante di mais, sequestrando sei tonnellate di piante e arrestando tre persone. Gli accertamenti hanno fatto emergere inconfutabili elementi circa la partecipazione degli indagati a un'associazione finalizzata alla coltivazione di marijuana, rivelando come l'attività fosse stata organizzata e finanziata da personaggi arrivati dall'area stabiese. L'indagine ha fatto emergere che un primo tentativo era stato già realizzato nel 2015 a Luco dei Marsi, ma la piantagione non era andata a buon fine a causa di alcuni errori commessi nella gestione della coltivazione ed era stata data alle fiamme. Dopo il sequestro e gli arresti del 2016 la banda non si è però scoraggiata. Ancora un tentativo di coltivazione, poi fallito, è stato fatto nel 2017, nelle campagne tra Scurcola Marsicana e Capistrello. E anche quest'anno gli indagati, monitorati dai militari, si sono mossi sin dal mese di gennaio alla ricerca di un terreno idoneo alla coltivazione di marijuana nelle campagne della Marsica. Il giudice ha ritenuto rilevanti le posizioni di due soggetti, appartenenti a clan camorristici dediti in via quasi esclusiva al traffico anche internazionale di stupefacenti, esperti nell'attività di coltivazione di piantagioni di marijuana, individuati come finanziatori e coordinatori delle attività di semina, cura e raccolto, funzionali poi alla lavorazione e al ritorno sul mercato illegale della droga.
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10-05-2019 08:30:00 © RIPRODUZIONE RISERVATA