In carcere da poche ore ha rischiato il linciaggio da parte di alcune detenute. La donna accusata di complicità negli abusi sessuali del compagno ai danni della figlia minore, nonché madre di Antonio Giglio, il bimbo di 4 anni morto al Parco Verde di Caivano un anno prima della piccola Fortuna ma in circostanze analoghe, è stata salvata grazie all'intervento delle poliziotte penitenziarie, due delle quali rimaste contuse come lei.
E' accaduto nel carcere femminile di Pozzuoli ma l'aggressione è per molti aspetti, anche se non per le conseguenze fisiche, simile a quella di cui è rimasto vittima pochi giorni fa al carcere di Poggioreale il compagno Raimondo Caputo, ritenuto responsabile della morte di Fortuna e accusato di ripetuti abusi sessuali nei confronti sia di Chicca (il soprannome di Fortuna) sia delle tre figlie della donna. La mamma di Antonio è finita in carcere ieri, quando il giudice le ha revocato gli arresti domiciliari per non aver ottemperato alla decisione di non incontrare estranei (aveva avuto infatti contatti con giornalisti)
L'aggressione è avvenuta nel giorno in cui si celebra la Giornata nazionale contro la pedofilia e la pedopornografia, e in cui il presidente della Repubblica Sergio Mattarella è intervenuto con un messaggio affermando che "la lotta alla pedopornografia passa anche attraverso una corretta educazione in grado di insegnare la cultura del rispetto per l'altro. Per questo - ha detto il Capo dello Stato - occorre mobilitare tutti i soggetti che entrano in contatto con il mondo dei giovani - la scuola, le attività educative, i media, i social network - affinché contribuiscano a questa causa e rifiutino ogni forma di indifferenza nei confronti degli abusi sui minori''. ''Tutelare l'infanzia e l'adolescenza - ha proseguito Mattarella - in primo luogo contro lo sfruttamento sessuale è un dovere dal quale nessuno può ritenersi esonerato: i bimbi sono il centro e il futuro di ogni società ed è intollerabile tradire la loro fiducia".
Da Caivano è giunta intanto la notizia della denuncia nei confronti della madre di Fortuna e di altri suoi familiari per l'attentato incendiario subito dallo stessa mamma di Antonio Giglio di (la finestra dell'abitazione è stata colpita dopo l'arresto del compagno da una molotov).
In un contesto che le condotte degli "adulti" rendono così duro e complicato per i più piccoli, i papà di Antonio e Fortuna, Gennaro Giglio e Pietro Loffredo, stanno invece cercando di ricostruire, anche attraverso indagini autonome da autentici detective privati, la storia dei loro figli, della cui vita sanno molto poco; erano infatti lontani dai loro bambini quando quest'ultimi sono morti, ma ora vogliono ''chiarezza e giustizia''. Oggi i due papà, per rendere omaggio ai piccoli, si sono andati al cimitero insieme con l'avvocato Angelo Pisani (legale di Pietro Loffredo e dei nonni di Fortuna); per Gennaro Giglio era la prima volta sulla tomba di Antonio. Il legale ha poi annunciato che della vicenda di Fortuna si occuperà la criminologa Roberta Bruzzone, che già domani sarà a Parco Verde per un primo sopralluogo. "Con la sua consulenza ed esperienza - ha detto Pisani - intendiamo far luce su tanto orrore e su altre oscure situazioni nella speranza di sottrarre altri bambini al mostruoso giro di abusi e violenze che emerge dalle indagini".
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