La fune si è spezzata, a Di Maio e Vitiello sono rimasti in mano i pezzi della corda. Dall’idillio alla separazione in meno di 24 ore, un giorno complicato che ha fatto dell’iscrizione dell’avvocato di Castellammare alla massoneria un caso su cui il leader dei Cinquestelle è stato messo sulla graticola. Per spegnere il fuoco Di Maio ha messo fuori il candidato alla Camera nel collegio da Castellammare a Sorrento. "Per quanto ci riguarda è una persona che non ci aveva detto di far parte di una loggia massonica e per questa ragione non può stare nel movimento. Gli abbiamo inibito l'utilizzo del simbolo e quindi per lui è game over". Un capitolo che, però, Vitiello non ha alcuna intenzione di chiudere così. “Non ci sto, non rinuncio. Non ho rubato, ucciso, truffato, corrotto o concusso. Cosa devo pagare? Non è giusto, non lo faccio. Non remerò contro il movimento, ma vado avanti".
Quella nella loggia massonica La Sfinge di Napoli è stata "una breve esperienza", che "ha segnato la mia formazione umana", afferma Vitiello, secondo cui "ora è ingiusto essere marchiato a fuoco. Non è possibile, con i 5 Stelle ho sposato un progetto meraviglioso. Non comprenderò un'esclusione aprioristica e immotivata e non firmerò nessuna lettera di rinuncia". Un’esclusione che però è già arrivata, mettendo in grande imbarazzo gli attivisti locali del movimento. Ovviamente non c’è possibilità di escludere Vitiello da una campagna elettorale già cominciata, il candidato nel collegio resta lui che si è rifiutato di firmare un modulo in cui si impegnava a dimettersi in caso di vittoria. E quindi se la corsa al Parlamento Vitiello non intende fermarla, i Cinquestelle dovranno ingoiare il rospo. Chi sceglie i grillini nella cabina elettorale contribuirà comunque a portare a Roma il candidato a cui Di Maio ha dato “il game over”. Uno stop che solo il protagonista, condannato per avere mentito al movimento, può a questo punto decidere di attuare.