Dal restauro di un tesoro artistico come Villa Bruno all’impianto di cremazione a Pompei, sono diciotto gli appalti su cui avrebbero guadagnato, politici, funzionari pubblici e uomini del clan Zagaria. Sessantanove misure cautelari, di cui 30 ordinanze in carcere, 36 agli arresti domiciliari, due di interdizione dai pubblici uffici e un obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Con il consigliere regionale Pasquale Sommese sono finiti nei guai nomi noti come gli ex sindaci Claudio D’Alessio e Domenico Giorgiano. Un giro di affari e corruzione da venti milioni di euro. Coinvolti esponenti politici, amministratori locali come sindaci e assessori, imprenditori, docenti universitari, presidenti di ordini professionali. E' una inchiesta dai grandi numeri, come le numerose altre scaturite negli ultimi anni dalle indagini sulle attività del clan dei Casalesi, quella approdata oggi alla operazione della Guardia di Finanza in una vasta area tra le province di Napoli e di Caserta.
Una inchiesta che ha svelato l'ennesimo sistema illecito, basato su irregolarità e mazzette, nella assegnazione degli appalti, tendente a favorire determinate imprese, spesso in odore di camorra. Corruzione, turbativa d'asta - reati aggravati talvolta dalla agevolazione delle fazioni Zagaria e Russo-Schiavone della cosca dei Casalesi - e concorso esterno: questi gli addebiti contestati a vario titolo a conclusione delle indagini del Nucleo di polizia tributaria della Gdf di Napoli, diretto dal colonnello Giovanni Salerno, e condotte da un pool di magistrati della Dda di Napoli - i pm Catello Maresca, Maurizio Giordano, Gloria Sanseverino, Alessandro D'Alessio e il procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli - affiancato dal pm Ida Frongillo, esperta nelle inchieste sulla pubblica amministrazione.
Tra i destinatari dei provvedimenti eseguiti nell'ambito della ''operazione Queen'' (che prende il nome dal principale indagato, titolare di uno studio di ingegneria, Guglielmo La Regina) il consigliere regionale della Campania ed ex assessore al Turismo Pasquale Sommese (Ncd), il sindaco di Aversa (Caserta) Enrico De Cristofaro, coinvolto nella sua qualità di ex presidente dell'Ordine degli architetti, l' ex sindaco di Pompei Claudio D' Alessio e l'ex primo cittadino di San Giorgio a Cremano, Domenico Giorgiano, vertici dell'epoca della Mostra d'Oltremare di Napoli, il direttore Paolo Stabile e il presidente Andrea Rea, e il soprintendente ai Beni Archeologici della Campania Adele Campanelli, il presidente della Fondazione Banco di Napoli, il professore Daniele Marrama.
Diciotto le gare di appalto finite nel mirino degli inquirenti per un valore di 20 milioni di euro, 13 i reati di corruzione e 15 i casi di turbativa d'asta. Tra gli appalti oggetto al centro dell'indagine la realizzazione del nuovo museo archeologico dell'area flegrea napoletana nei padiglioni 7 e 8 della Mostra d'Oltremare a Napoli, il restauro di Villa Bruno a San Giorgio a Cremano, l'impianto di cremazione al cimitero di Pompei. "Il motore di questo vero e proprio sistema corruttivo - ha sottolineato - è il professionista napoletano Guglielmo La Regina". Era lui per gli inquirenti "il facilitatore" di tutti gli appalti, dalla loro ideazione fino all'esecuzione e al pagamento delle tangenti, avendo una fitta rete di contatti con gli enti pubblici e i professionisti che componevano le commissioni di gara. "La Regina - ha spiegato Borrelli - sceglieva di farsi pagare in modo intelligente, pulito, per le sue competenze di progettista. Ma il suo ruolo era centrale: da un lato si dava da fare per ottenere i finanziamenti e stabilire il prezzo della corruzione, ed era ancora lui che si preoccupava di individuare i vincitori delle gare che si assicurava grazie ai suoi rapporti con professionisti e docenti universitari inseriti nelle commissioni aggiudicatrici''.
Per il gip del Tribunale di Napoli Federica Colucci, che ha firmato la ponderosa ordinanza di oltre 1500 pagine, le gare illecite scoperte costituiscono solo ''la punta dell'iceberg''. "Ho cominciato a leggere l'ordinanza, il quadro che emerge è molto brutto - ha commentato il presidente dell'Autorità Anticorruzione Raffaele Cantone - Poco dal punto di vista dei fatti mafiosi ma moltissimi episodi di corruzione con una presenza molto vasta di una politica locale del mondo delle professioni. Un quadro tutt'altro che bello, resta l'aspetto peggiore di una politica locale che continua a occuparsi di gare pubbliche secondo le peggiori tradizioni".