“Votate chi ha il coraggio di dire no alla camorra”. Castellammare torna di nuovo a scegliere il suo sindaco. Al fianco di una città sfiduciata e chiamata alle urne, per la terza volta in pochi anni, si schierano i sacerdoti. Con un documento, a firma comune, tracciano in sei punti le linee per una partecipazione dei credenti alla vita delle istituzioni. E soprattutto l’identikit del sindaco all’altezza della sfida di governare una città come Castellammare. Si legge in una sorta di manifesto, sottoscritto ieri, alla vigilia della processione di San Catello e nel giorno in cui con la presentazione delle liste si sono definite coalizioni e ufficializzata la discesa in campo di Cimmino, De Angelis, Di Martino, Nappi e Scala, che per aiutare la città non serve “lamentarsi senza impegnarsi”. Nessun Aventino, ma anzi si chiede espressamente di “non stare alla finestra”. Nell’appello agli stabiesi l’invito è esplicito e il monito severo: “Partecipare in nome degli interessi collettivi, non facendo prevalere quelli di parte e personali o di partito”. Poi il messaggio rivolto agli elettori che dovranno orientarsi tra più di venti liste e cinque candidati a sindaco: “Sentite il grave dovere morale di scegliere candidati onesti”. E non basta perché nel testo si parla di selezionare chi ha “il coraggio, fino all’eroismo, per resistere a condizionamenti di ogni tipo, inclusi quelli della violenza camorristica”. Un identikit che considera l’onestà solo come punto di partenza, deve possedere anche “competenza e capacità di impegno, non essere semplicemente un buon uomo. Per non eleggere un burattino nelle mani di spregiudicati”. Del resto nel lavoro di crescita della legalità la Chiesa si sente impegnata direttamente “aiutiamo i giovani e le famiglie”. Una missione, quella del riscatto di Castellammare, da cui la comunità dei sacerdoti non si tira fuori: “La chiesa deve aiutare gli amministratori della cosa pubblica verificando costantemente e chiedendo conto del loro operato”. Un documento di riflessione e di impegno rivolto a tutti gli stabiesi, da seguire come il faro nella notte buia di una crisi della politica e degli schieramenti tradizionali, che ha portato Castellammare alle urne per quattro volte nell’ultimo quindicennio.