Accusato di avere falsificato i documenti di una inchiesta che scotta per incastrare il padre di Matteo Renzi. La bufera giudiziaria che ha travolto il capitano Giampaolo Scafarto ha accesso i riflettori delle cronache nazionali sul militare di Castellammare. Massima fiducia nell'operato della magistratura viene espressa da fonti dei Carabinieri, che non commentano la vicenda del capitano del Noe, indagato per falso materiale e ideologico dalla Procura di Roma nell'ambito dell'inchiesta Consip.

Secondo quanto si è appreso, nei confronti dell'ufficiale stabiese, in servizio presso il reparto operativo di Roma del Noe, non è stato finora adottato alcun provvedimento. Destinatario di un invito a comparire, si è avvalso della facoltà di non rispondere.
Scafarto, autore di un'informativa agli atti dell'inchiesta Consip sul mega appalto da 2,7 miliardi per il Facility management 4. E’ accusato di due ipotesi di falso, dunque, per l’ufficiale 44enne di Castellammare e cresciuto professionalmente in Campania. Avrebbe attribuito una frase pronunciata da Bocchino a Romeo, in una di quelle intercettazioni sui «colloqui fluviali» che imprenditore e consulente intrattenevano in ufficio. Una carriera costruita sulle indagini di alto profilo, quella del capitano Scafarto. 
Dal metano alla Consip, dal sindaco di Ischia a Romeo, da Massimo D’Alema (mai indagato, ma finito nel tritacarne per la storia dei libri e del vino acquistati dal sindaco ischitano) all’inchiesta-terremoto che punta dritto al giglio magico e che miete «vittime» eccellenti (tra gli indagati i generali Del Sette e Saltalamacchia, il ministro Lotti e Tiziano Renzi).