Tutto è bianco: il pavimento occupato dai piedi scalzi dei due protagonisti, le quattro sedie che accolgono, a turno, i sedici personaggi interpretati, il tavolo che separa le battute contundenti.
Sul fondo, un mobiletto con acqua e thè, sorseggiati di tanto in tanto dai protagonisti, come benzina che infiamma i loro dialoghi.
Il fondale rilancia otto titoli, separa otto capitoli, propone otto storie.
Lino Musella e Paolo Mazzarelli interpretano a turno, donne e uomini, incastrati in rapporti squilibrati ed impotenti.
Avvelenati e docili, sfiorano prepotentemente il sadismo e la misoginia, la perversione e la remissione, la violenza e la meschinità, il patriarcato e l’emancipazione.
La sensazione, durante tutta la messa in scena, è di assoluto equilibrio nello squilibrio.
Paragonabile allo stridio delle rotaie sui binari, un treno che non deraglia mai.
Più che la violenza subita dalle donne, la protagonista indiscussa della pièce è la viscosità degli uomini. Fanno inorridire i loro racconti, ma anche ridere, soprattutto ridere.
Il potere dell’ironia riflette le grandi incapacità di questi personaggi, rendendoli ridicoli nel loro essere squallidi, porta alla luce insicurezze e castrazioni psicologiche, esalta le amputazioni comportamentali. Sono uomini violenti e goffi, sono donne con ruggiti silenziosi.
E se, come generalmente accade, della violenza femminile sono protagoniste le donne, qui la scena si ribalta completamente, perché è il genere maschile che porta avanti la specie deviata di cui fa parte. Dalle battute taglienti, emerge tutta l’inferiorità repressa, di cui solo loro avvertono il peso e di cui nessuno pare fargli carico.
L’accusa è presente solo nei loro pensieri che demonizzano viscidamente le donne, distruggendole emotivamente in ottanta minuti. Un introverso complesso di inferiorità portato all’estremo, caratterizzato da comportamenti aggressivi e latenti, da frasi suggerite, da vezzeggiativi acidi.
La potenza di questo spettacolo di David Foster Wallace, presente in scena grazie alla grandezza del testo e dell’impeccabile regia di Daniel Veronese, emerge dalla percezione che si ha dei personaggi: in fin dei conti, suscitano tenerezza ed ilarità.
La sala, che vanta numerosi sold out, attende l’ultima messa in scena dello spettacolo stasera alle 18:00, al Teatro San Ferdinando di Napoli.