SABATO 23 NOVEMBRE 2024




L'iniziativa

In ricordo di Viviani, un viaggio nelle opere dell'artista al teatro Karol

Documentario di Pierluigi Fiorenza: "E' un drammaturgo geniale, ma ancora poco conosciuto"

di Redazione
In ricordo di Viviani, un viaggio nelle opere dell'artista al teatro Karol

Viviani che attraversa il tempo per arrivare ai ragazzi della sua Castellammare. Un viaggio nelle opere del commediografo stabiese attraverso le sue poesie, canzoni e commedie nonché il tentativo di farlo conoscere alle future generazioni. Il documentario “In ricordo di Raffaele Viviani”, realizzato dal professore Pierluigi Fiorenza, sarà proiettato mercoledì 21 marzo, alle ore 19 con ingresso libero fino ad esaurimento disponibilità dei posti, al teatro Karol di Castellammare nell'ambito della rassegna “Stabia: una città da amare”, organizzazione Casa del Contemporaneo Centro di Produzione Teatrale. Consegnare Viviani ai giovani è il modo per renderlo autenticamente immortale e per farlo uscire dalla ristretta cerchia degli addetti ai lavori. E la proiezione al Teatro Karol cade proprio a ridosso della scomparsa terrena di don Raffaele avvenuta il 22 marzo del 1950 a Napoli. “Viviani è stato un drammaturgo geniale ma poco conosciuto. Non gli ha giovato, infatti, il dialetto aspro, spigoloso ma autentico della plebe napoletana. Purtroppo Raffaele Viviani non è conosciuto come meriterebbe perché non solo è morto in anni non ancora dominati dalla Tv ma anche per l'ostracismo del regime fascista che lo censurò a causa del dialetto napoletano e dei personaggi messi in scena appartenenti al sottoproletariato”, dichiara il professore Pierluigi Fiorenza. Nel corso del documentario ampio spazio è dato alle figure femminili del teatro vivianeo, come Bammenella 'e copp'e quartiere e la Zuccona, ai guappi nammurati, alle commedie ambientate tra Castellammare (Padroni di barche) e Gragnano (L'imbroglione onesto), alle pellicole cinematografiche come “La tavola dei poveri”, alle poesie come Masto Errico, recitata dallo stesso Viviani, e ancora il don Nicola con l'incredibile tirata contro le ruberie di stato e Guaglione, un potente invito al riscatto civile attraverso l'arma della cultura. Per Viviani il teatro fu uno strumento espressivo d'elezione, ebbe il carattere della totalità: infatti inglobò ogni forma, dalla mimica al canto, dalla musica alla lirica dialettale. Spesso i critici l'hanno paragonato a Brecht o Cechov ma il commediografo nelle sue Memorie ha scritto "Il mio teatro è fatto di suoni, di voci, di canti, vivifico sempre le mie vicende sceniche con qualche cosa di puramente mio, così facendo riesco a non rassomigliare a nessuno e credo che questo sia il mio maggior merito. Mai come in questo caso: Santa Ignoranza". Buona parte delle sue opere è stata composta in dialetto e proprio per questo motivo Viviani incappò nella censura fascista che scoraggiava i testi non scritti in italiano. Così gli furono negati i teatri, tanto che il drammaturgo stabiese finì quasi col sentirsi straniero in patria. Con la proiezione dei documentari, il teatro Karol inizia un nuovo segmento della propria programmazione accanto alla rassegna musicale, alla scuola politica di formazione, diretta ai giovani, e al teatro amatoriale. 


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20-03-2018 11:19:00 © RIPRODUZIONE RISERVATA