Aveva detto di no. Un rifiuto che doveva pagare con la vita. Aveva negato al clan “il regalo di Natale”. Ai Gionta non importava fosse un narcotrafficante, doveva pagare come tutti. E per punizione avevano deciso di uccidere ribelle. Quei soldi servivano per mantenere l’organizzazione, doveva andare alle famiglie dei carcerati. I Carabinieri del Nucleo Investigativo di Torre Annunziata hanno dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal G.I.P. del Tribunale di Napoli su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia nei confronti di 8 indagati ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, tentato omicidio, associazione finalizzata al traffico illecito di stupefacenti, estorsione e detenzione e porto illecito di armi, tutti aggravati dal metodo e dalle finalità mafiose.
I Carabinieri hanno ricostruito, tra l’altro, la dinamica del tentato omicidio avvenuto a Torre Annunziata il 10 febbraio 2015 di un narcotrafficante, Giuseppe Leo, che si era ribellato al pagamento del “regalo di Natale per i carcerati”. L’uomo di 52 anni, fu ferito da colpi di arma da fuoco a Torre Annunziata. La sparatoria avvenne sotto gli occhi dei passanti alle spalle, a pochi passi da un distributore di benzina, lungo il tratto di strada che congiunge Torre con Castellammare e Pompei. Ma l’inchiesta, partita da quell’episodio, ha aperto uno squarcio sul giro di tangenti chiesto a imprenditori tra Torre Annunziata e Torre del Greco.
Documentato il giro delle estorsioni agli imprenditori locali, la gestione delle piazze di spaccio con imposizione del versamento di una quota dei profitti nelle casse del clan, nonché la disponibilità e l’uso spregiudicato di armi nei confronti delle consorterie avverse. Gli otto sono residenti tra Torre Annunziata, Torre del Greco e Monfalcone.