Nell’Ottocento era il Teatro. Senza mezzi termini.
Tre, quattro spettacoli al giorno, e la gente che amava e odiava i personaggi in scena. Come fossero veri. Come accade oggi nelle fiction televisive.
Oggi l’antica arte dei Pupi rischia di scomparire per sempre. E a difendere questo immenso patrimonio storico sono rimasti in pochi.
Uno è sicuramente Lucio Corelli. L’ultimo puparo d Torre Annunziata. L’uomo al quale il sindaco Starita ha aperto le porte del Comune per una mostra che è storia e ricordo. Difesa delle tradizioni e protezione delle origini.
Un’operazione importate quella dell’amministrazione di Torre Annunziata. Corelli aveva lanciato diverse richieste di aiuto. Aveva combattuto da solo perché i ‘pupi’ di Torre Annunziata non finissero nel dimenticatoio.
“E’ una tradizione antica, che ha avuto il suo momento d’oro a cavallo tra l’Ottocento e gli inizi del Novecento. Poi la televisione ha distrutto questo tipo di spettacoli”.
I Corelli cominciarono più di un secolo fa. Il primo maestro puparo fu don Vincenzo. Il padre di Lucio. Con lui a Torre Annunziata i Pupi erano un appuntamento irrinunciabile. Tra gli anni 50 e 60 il Teatro dei Pupi vive le sue prime avvisaglie di crisi. Muore don Vincenzo e Lucio prova con tutte le sue forze a tenere in vita la tradizione di famiglia. Fondando anche un piccolo teatro. Nell’84 la chiusura definitiva.
Il resto è una storia triste, che segna la fine di una tradizione, ma anche l’incapacità della gente di difendere le proprie origini.
La mostra che si è aperta ieri a Palazzo Criscuolo, con l’esposizione di 36 pupi pregiati, alti un metro, assicura una speranza e un rilancio di un’arte che Torre Annunziata, ma anche il sud intero, non deve assolutamente perdere.